Olio d’oliva, polemica sul dietrofront dell’UE su divieto bottiglie anonime nei ristoranti
Sembrava si fosse conclusa con un’importante vittoria la battaglia sull’olio d’oliva, e invece c’è stato subito un dietrofront. E’ quello che ha fatto la Commissione Europea, a seguito delle proteste di alcuni Stati membri, ritirando una parte del Regolamento (appena approvato con le novità) sulle etichette dell’olio d’oliva: la parte in questione è quella sul divieto comunitario per l’uso di bottiglie senza etichette, anonime e riutilizzabili di olio di oliva nei ristoranti.
“Per noi si tratta di una battaglia culturale e di legalità. Quella parte del Regolamento oggi ritirata dalla Commissione europea consentiva infatti di migliorare il contrasto alle frodi in commercio anche nei ristoranti, dove i consumatori hanno il diritto di sapere che tipo di olio utilizzano – ha commentato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo – Sono certa che il Commissario Cioloş troverà il modo di tenere conto di una questione così importante per i Paesi del Mediterraneo. È fondamentale creare una cultura dell’olio paragonabile a quella del vino e per ottenere ciò questo è un passaggio importante. Il miglioramento e la difesa della qualità sono nell’interesse di tutti: produttori e consumatori”. “Il sistema Paese – ha aggiunto il Ministro – sarà compatto nell’affrontare questa sfida. Ho già parlato con il Vice presidente Antonio Tajani, con il Presidente De Castro e con l’onorevole Giovanni La Via”.
Secondo la Coldiretti questo dietrofront “favorisce frodi ed inganni che danneggiano duramente le esportazioni nazionali di olio di oliva che nella Ue valgono quasi 450 milioni di euro all’anno, in un momento di difficoltà dei acquisti nazionali in calo dell’8% nel primo trimestre del 2013. La Coldiretti comunque sottolinea che l’obbligo rimane valido in Italia grazie alla legge salva olio “Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini” in vigore dal primo febbraio. Una norma che prevede di far uso di imballaggi che non consentano il riempimento con altre qualita’ di olio rispetto a quelle indicate in etichetta nei ristoranti, sul bancone dei bar e nei servizi di catering, che – sottolinea la Coldiretti – intendiamo difendere dalle pressioni delle lobby.
“Ci piacerebbe una Europa che abbia una visione su come risolvere i problemi dell’economia e della disoccupazione e ci ritroviamo quella che risponde alle lobby anche su come apparecchiare la tavola – ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini – Purtroppo dobbiamo constatare che ancora una volta in Europa i gruppi di pressione vincono nei confronti di una norma appoggiata da ben 15 Paesi, tra cui i principali produttori come Italia e Spagna, che ha visto contrari solo i Paesi del Nord, come Germania, l’Olanda e l’Inghilterra dove non cresce neanche una pianta d’ulivo.
La legge nazionale – precisa la Coldiretti – sancisce una vera rivoluzione sulle tavole per il condimento più amato dagli italiani: dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione a 18 mesi dalla data di imbottigliamento all’importante riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo che consentano di smascherare i furbetti dell’extravergine, dall’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine all’introduzione di sanzioni aggiuntive, come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, dal rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali. Una necessità a tutela dei consumatori di un Paese come l’Italia in cui l’olio di oliva è praticamente presente sulle tavole di tutti gli italiani con un consumo nazionale stimato – sottolinea la Coldiretti – in circa 14 chili a testa. L’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate e puo’ contare su 40 oli extravergine d’oliva Dop/Igp. Il fatturato del settore – conclude la Coldiretti – è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative.
“Un passo indietro nella tutela dei consumatori dalle frodi e nella garanzia di sicurezza e genuinità dell’olio extravergine di oliva” ha commentato il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Maurizio Gardini “Introdurre l’obbligo di bottiglie con tappi anti-rabocchi era funzionale ad evitare che le bottiglie venissero riempite di volta in volta con oli di indubbia provenienza o di scarsa qualità. Una decisione quindi che avrebbe potuto scongiurare sul nascere eventuali frodi e agire così a tutela del consumatore”. “Auspichiamo ora – conclude il presidente Gardini – che il Commissario all’Agricoltura, che ha annunciato che intende avviare una serie di consultazioni con i diversi soggetti coinvolti per lavorare ad una nuova proposta di regolamento, possa giungere presto a proporre una norma che sia a tutela e garanzia della qualità, della trasparenza e della sicurezza alimentare”.
“L’annuncio di Ciolos è inaccettabile – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – anche per il metodo ondivago seguito. Il Commissario sembra andare in senso contrario alla tutela dei produttori e dei consumatori. A questo punto auspichiamo fortemente che il nuovo regolamento riconfermi le norme a garanzia della qualità dell’olio d’oliva nei ristoranti.” “Le oliere, così come qualsiasi altro recipiente soggetto a refill – ha affermato poi il presidente della Federazione nazionale olivicola di Confagricoltura Donato Rossi – non garantiscono il consumatore sulla reale identità dell’olio contenuto, mancano di trasparenza nei confronti dei clienti e favoriscono il decadimento qualitativo del prodotto. La sostituzione delle ampolle con bottiglie etichettate con tappo antirabbocco, consente al contrario una veloce rotazione e offre ai consumatori maggiori garanzie anche per il termine di conservazione che sarebbe più lontano nel tempo”. “Una presentazione adeguata dell’olio nella ristorazione – ha concluso Rossi – è fondamentale per garantire la qualità e la genuinità dei prodotti messi a disposizione del consumatore finale.”
Meglio così non gli mandiamo più l’olio italiano in Germania,Olanda ed Inghilterra e si mangiassero le pocherie che producono in altri paesi e,per fare questo li mettiamo sul mercato estero ad un prezzo tale che ci pregheranno di ribassarlo.Distribuiamo in Italia l’olio vero prodotto da noi ma dobbiamo chiudere l’ingresso a quelli stranieri…non si può fare ebbene cominciamo alzare la testa contro l’Europa che pare voglia distruggerci.Un pò di orgoglio nazionale dei nostri rappresentanti al parlamento europeo non farà male all’Italia
Non comprendo ! per quale motivo deve essere presente sulla tavola solo olio di oliva extra vergine etichettato, mentre il vino alla mescita non lo deve essere? Perche’ e’ presente Aceto Balsamico quando in realta’ e’ solo un prodotto industriale che nulla ha a che fare con quello tradizionale ? E’ solo politica delle Lobby.
A proporito di aceto balsamico..per essere pignoli, non e’ aceto, solo una praparazione alimentare. Ho vissuto in passato 2 anni a Modena; mai visto l’ aceto balsamico al ristorante. Solo marketing