Il tema OGM torna alla ribalta: in Europ uno Stato non può limitare la coltivazione in attesa di misure regionali per la coesistenza tra OGM e prodotti tradizionali. E’ quanto ha precisato la Corte di Giustizia dell’Unione Europea in una sentenza emessa oggi nella causa tra Pioneer Hi Bred Italia Srl e il Ministero della Politiche agricole, alimentari e forestali italiano sulle misure nazionali che evitano la presenza involontaria di OGM.  
La Corte ha precisato che “la messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà del mais MON 810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell’articolo 20 del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2003, relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati, e le medesime varietà sono state iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole previsto dalla direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, emendata con il regolamento n. 1829/2003″.
L’articolo 26 bis della direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 marzo 2001, sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati e che abroga la direttiva 90/220/CEE del Consiglio, come modificata dalla direttiva 2008/27/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 marzo 2008, non consente a uno Stato membro di opporsi in via generale alla messa in coltura sul suo territorio di tali organismi geneticamente modificati nelle more dell’adozione di misure di coesistenza dirette a evitare la presenza accidentale di organismi geneticamente modificati in altre colture”.
La sentenza della Corte di Giustizia della Ue conferma la linea da sempre sostenuta da Confagricoltura. “Prendiamo atto della sentenza della Corte di Giustizia – commenta l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – Abbiamo chiesto, da sempre, che il tema degli Ogm venisse affrontato, nel nostro Paese, senza pregiudizi, ma sulla base di certezze scientifiche. La ricerca è indispensabile, va sostenuta e non frenata – continua Confagricoltura – E va fissato un sistema di regole che garantisca la coesistenza tra le diverse forme di agricoltura (convenzionale, biologica e transgenica) senza che l’una danneggi l’altra. Le regole finora, in Italia, si è preferito non adottarle; oggi emerge quanto questa scelta non sia conforme ai principi europei”.
Secondo Coldiretti, invece, “la sentenza della Corte di Giustizia non cambia niente per l’Italia dove lo stop agli OGM nei campi è stato deciso non in via generale, ma in forza di un provvedimento interministeriale che è intervenuto su un caso concreto proprio sulla base della disciplina europea che assegna allo Stato l’accertamento circa la pericolosità della coltivazione OGM nei confronti delle altre colture tradizionali confinanti“. Come emerge da un’indagine Coldiretti/Swg il 71% degli italiani vuole che l’Italia resti libera di mantenere il proprio territorio libero dalle contaminazioni di organismi geneticamente modificati. Secondo la Coldiretti la Corte non tiene conto che le modalità adatte a far convivere le diverse filiere di produzione agricola, proprio sulla base della disciplina europea, assegnano allo Stato l’accertamento circa il carattere non pericoloso o dannoso della coltivazione OGM secondo specifiche esigenze di separazione delle colture. E’ accaduto infatti che il divieto di coltivazione in Italia sia stato consolidato da un provvedimento interministeriale (Agricoltura, Ambiente e Salute) destinato ad intervenire rispetto al caso concreto di una pretesa di un singolo agricoltore di mettere a coltura mais OGM e non in via generale, come censura la Corte di Giustizia. In relazione a ciò, si tratta di riconoscere che se la disciplina europea si occupa di tutelare l’ambiente e la salute resta alla normativa interna la possibilità di adottare le misure più opportune per limitare gli effetti economici connessi alla coltivazione degli OGM e questo- conclude la Coldiretti – non in via generale ma caso per caso.
“L’Unione europea deve adottare al più presto norme chiare e comuni in materia di Ogm, dall’etichettatura alla coesistenza. E la sentenza di oggi della Corte di Giustizia di Lussemburgo, che sottolinea come non possono essere bloccate le varietà biotech autorizzate da Bruxelles, lo conferma in maniera palese”. È quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ribadisce la sua contrarietà agli organismi geneticamente modificati e la necessità di un’azione ferma da parte dell’Italia in Europa.


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2 thoughts on “OGM, CGUE: Italia non può bloccare coltura di sementi OGM

  1. Stabilire la libertà di coltivazioni OGM per Legge Europea significa togliere la sovranità decisionale ad uno Stato.Questa libertà può consentire alle grandi multinazionali orientate solo al “profit” di instaurare anche in Italia colture OGM che potrebbero invadere anche colture tradizionali.In pratica uno dei danni maggiori che ciò può provocare è quella relativa al sapore dei nostri prodotti e gastronomia che ci rende famosi in tutto il mondo.Infatti in Florida ho acquistato prodotti bellissimi (pomodori,patate,melanzane ecc.) a vedersi ma che avevano tutti lo stesso insapore.Ciò comporterebbe un nostro primato assoluto con grave danno alle nostre esportazioni di prodotti alimentari.Opponiamoci TUTTI alla coltura OGM.

  2. Il 71% degli italiani è contrario agli oGM perchè Coldiretti, altre organizzazioni contrarie al progresso ed alla sperimentazione hanno spaventato quel 71%, lasciandolo nella loro stessa ignoranza o, per meglio dire, plagiato dai loro inconfessabili interessi, pari a quelli di gente, senza arte nè parte, politici e personaggi falliti nel lavoro, con la lotta agli OGM ci càmpano alla grande. Mentre da noi lasperimentazione è ferma, in tutto il mondo la sperimentazione procede e cosi pure le coltivazioni di OGM, che poi acquistiamo.

Parliamone ;-)

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