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Odori di cucina e liti di condominio, vicini in guerra per curry e grigliate

L’armonia col vicinato si rompe con l’odore dell’aglio e della cipolla. Col curry e l’aroma di spezie cucinate alle sei del mattino. O con la grigliata fatta sul balcone di casa. Fra le liti condominiali che proseguono in pandemia, anzi in qualche modo sono state “rilanciate” durante i lunghi mesi di cucina casalinga, ci sono le liti di origine gastronomica. Gli odori di cucina fanno saltare i nervi e provocano vere e proprie guerre fra vicini di casa, tanto è vero che quasi sei amministratori di condominio su dieci devono affrontare liti di questo tipo.

Si discute soprattutto per l’aroma della cucina etnica, dicono gli amministratori, ma anche per fritture, grigliate, cipolla e cavolfiore. Certamente, molto dipende dall’orario in cui si cucina – all’ora di pranzo, insomma, c’è più comprensione. Attenzione però perché alla base di questi liti spesso c’è una carenza di rispetto reciproco. E, molto banalmente, un cattivo funzionamento di canne fumarie e sistemi di aerazione.

 

cipolle

 

Odori di cucina, la classica lite

A denunciarlo è l’ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea AMMinistratori d’Immobili, sulla base di un sondaggio organizzato tra i suoi 13mila amministratori associati. I vicini di casa vanno insomma allo scontro sugli odori di cucina e la pandemia non sembra affatto aver fermato le liti di condominio.

«Al contrario, proprio perché costretti spesso a casa da smart working, quarantene e restrizioni di vario genere, ha trovato nuovo spazio la più classica delle dispute tra vicini, quella causata dagli odori di cucina», dicono gli amministratori.

Nel linguaggio dei professionisti sono problemi legati alle cosiddette “immissioni odorose”. «Queste liti non vanno sottovalutate – commenta Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI – pesano sul clima che si crea in condominio e tra vicini di casa, incidono sulle assemblee di condominio e possono sfociare in denunce, destinate a rivelarsi inconcludenti e costose».

Odori di cucina, gli aromi più contestati

Ma quanto sono diffusi questi litigi? Per gli amministratori la lite gastronomica è una costante e quasi il 60% degli interpellati affronta, nella quotidianità professionale, questo tipo di scontro.

I vicini di casa vanno uno contro l’altro a causa di aromi sgraditi e odori che arrivano in oltre il 77% dei casi dalla cucina di un appartamento, meno (circa il 22%) da un ristorante. E su quali odori di cucina si litiga?

«Al primo posto, il 58,2% degli amministratori ha indicato i cibi etnici, per la loro capacità di invadere gli spazi comuni con odori persistenti. Il 20,7%, però, ammette anche che la lite scatta di fronte a pietanze più comuni, come la frittura e la grigliata. A distanza, seguono la cipolla (8,4%), il cavolfiore (7,84%) e  l’aglio (4,7%)».

In realtà le dispute rivelano spesso motivi di dissidio più profondi. Per il 47,6% degli amministratori interpellati, è lo “scarso rispetto nei confronti dei vicini” a scatenare le guerre di condominio, mentre per il 31,9% il problema vero sono i “rapporti con culture diverse”.

«Non è facile mettere d’accordo l’aroma del pomodoro con quello del curry. Un quarto dei professionisti ANAMMI segnala però un motivo molto pragmatico: il malfunzionamento del sistema d’aerazione».

La lite gastronomica sul tavolo degli amministratori

La lite sugli odori di cucina finisce, in nove casi su dieci, davanti all’amministratore, mentre solo il 10% circa discute direttamente col vicino dalla cucina “sgradita”. Gli amministratori il più delle volte invitano a verificare il funzionamento della canna fumaria – insomma, magari gli odori sono troppo forti perché l’aerazione non funziona. Poi conta molta anche l’orario in cui si cucina.

«A mezzogiorno in genere si è più tolleranti con gli effluvi dell’appartamento accanto, mentre l’odore forte delle spezie alle 6 del mattino provoca fatalmente la discussione».

Il lato positivo è che spesso ci si mette d’accordo. Quasi un terzo degli amministratori intervistati  (29%) afferma che si riesce a dirimere sempre la controversia, mentre oltre la metà (55,7%), nella sua esperienza, risponde di esserci riuscito almeno in alcuni casi. Naturalmente è meglio evitare lo scontro, seguire il buon senso e garantirsi una canna fumaria funzionante. Praticare un po’ di tolleranza, invitano gli amministratori, magari organizzando proprio una cena di condominio.


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