Continua la mobilitazione di Coldiretti a tutela del Made in Italy. Oltre al presidio al Brennero, infatti, oggi gli allevatori si sono riuniti  in piazza Montecitorio per protestare contro la concorrenza sleale e hanno portato con loro i propri maiali per chiedere alle istituzioni di “adottarli” per salvare le stalle italiane, dopo che “solo nell’ultimo anno sono scomparsi dal territorio nazionale 615mila maiali “sfrattati” dalle importazioni dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità”, denuncia l’associazione. L’iniziativa rientra nella mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” con la quale agricoltori e allevatori intendono combattere le imitazioni che fanno concorrenza sleale ai produttori italiani.
In Italia due prosciutti su tre oggi provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta” ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, sottolineando che si tratta di “un inganno per i consumatori e un danno per gli allevatori italiani impegnati a rispettare rigidi disciplinari di produzione per realizzare carne di altissima qualità che non ha nulla a che fare con quella importata dove per l’alimentazione dei maiali si usano spesso sottoprodotti”.
Sul palco allestito vicino ad un piccola stalla sono stati portati bidoni di concentrato di pomodoro cinese, sacchi di polvere di latte del Nord Europa, cagliate industriali straniere per produrre mozzarella “senza latte” in Italia e cosce di maiale dalla Germania arrivate sul territorio nazionale per diventare prosciutti. “Sul mercato – sostiene la Coldiretti – è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna, che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Una situazione favorita dall’inerzia dell’Unione Europea che, nonostante gli allarmi sanitari, non intende ancora estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale impiegata nei salumi, al pari di quanto è stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza”.
Intervenendo sulla questione, Adiconsum sottolinea la necessità di un confronto fra tutti gli attori della filiera. Commenta il presidente nazionale Pietro Giordano: “Il nostro è un Paese ricco di eccellenze, ma anche di contraddizioni. Tra le eccellenze annoveriamo le bellezze naturali e culturali e l’agroalimentare. Quest’ultimo però è anche fonte di contraddizione, ci riferiamo allo scempio della Terra dei fuochi. In questi casi parlare del Made in Italy come sinonimo di qualità ci viene difficile. Ci sembra meno colpevole il comportamento di alcune aziende italiane che per offrire un prodotto di qualità conducono una ricerca di materie prime di elevata qualità anche al di fuori dei confini nazionali. Ad avviso di Adiconsum – prosegue Giordano – queste aziende non vanno demonizzate.  Questa ricerca è infatti giustificata nei casi in cui la materia prima presente nel nostro Paese scarseggi oppure non sia di qualità eccellente. Chiudersi a riccio e bloccare le frontiere – conclude– porta ad un aumento dei prezzi che va solo a discapito dei consumatori. È auspicabile, invece, un confronto tra tutti gli attori della filiera, comprese le Associazioni Consumatori, per mettere a punto regole condivise che siano veramente a tutela della salute e della sicurezza del consumatore, a cominciare da etichette più trasparenti e da un sistema di tracciabilità più efficace”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)