Nel dibattito sul Made in Italy, che si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica dopo la due giorni di protesta organizzata da Coldiretti, i veri assenti sono stati proprio i consumatori, invocati nella richiesta di sicurezza alimentare e di “italianità” dei prodotti e delle materie prime. Per Adiconsum, nel dibattito non solo vanno coinvolti i consumatori, ma bisogna tenere conto dei problemi posti da un ragionamento basato solo sull’autosufficienza delle materie prime.
“A giudizio di Adiconsum – afferma Pietro Giordano, presidente nazionale dell’associazione – bisogna passare da un dibattito sterile ad un dibattito costruttivo. Non si può condurre una battaglia sul Made in Italy senza coinvolgere in maniera fattiva i consumatori e le loro rappresentanze. Non si può condurre una battaglia sul Made in Italy invocando l’utilizzo esclusivo delle nostre materie prime, quando queste nel nostro Paese non sono presenti a sufficienza o sono di bassa qualità”. Secondo l’associazione, ragionare in termini di autosufficienza delle materie prime presenta numerosi problemi, intanto perché “si tradurrebbe in un aumento del costo finale del prodotto, che ricadrebbe non solo sul consumatore, ma anche sulla nostra competitività sui mercati esteri, con  pesanti ripercussioni sul nostro export che, nonostante la crisi è stato l’unico settore ad essere sempre contraddistinto da un segno positivo. Ragionare in termini di autosufficienza nelle materie prime – prosegue ancora Giordano – non aiuterebbe neanche a contrastare il “sounding”, ma rafforzerebbe le mafie, il sommerso, l’evasione fiscale e contributiva, la non sicurezza e l’insalubrità degli alimenti”.
L’associazione, in una lettera al Ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo, ha chiesto un incontro per porre al centro del dibattito le questioni della food security, food safety e food quality: “Tutte questioni – conclude Giordano –  che a nostro avviso vanno affrontate in una logica di sistema, attraverso il confronto fra tutti gli attori della filiera, in modo da arrivare a regole condivise e a una best practice tutta italiana da affermare in Europa”.


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