Le parole del consumatore: Contaminanti alimentari

Le parole del consumatore: Contaminanti alimentari (Foto di Reinhard Thrainer da Pixabay)

I contaminanti alimentari sono “sostanze indesiderabili, non aggiunte intenzionalmente ai prodotti alimentari, che derivano principalmente dai processi di produzione, trasformazione, imballaggio o trasporto degli alimenti”. La loro presenza potrebbe essere anche legata alla “contaminazione derivante da attività antropiche o da elementi naturalmente presenti nell’ambiente“.

Questa la definizione di “contaminanti alimentari” fornita dall’Efsa nell’ambito della campagna #EUChooseSafeFood, che ha dedicato un approfondimento a questo argomento.

Alcuni esempi dei contaminanti alimentari da processo

In generale, la contaminazione ha un impatto negativo sulla qualità dei prodotti alimentari e può comportare un rischio per la salute umana. Per questo motivo è importante monitorare la salubrità degli alimenti.

Tra i contaminanti da processo troviamo l’acrilamide e il furano e gli alchilfurani.

Come spiegato dall’EFSA, l’acrilamide è “una sostanza chimica che si forma naturalmente durante la cottura ad alta temperatura di alcuni alimenti ricchi di carboidrati, come patate, cereali e caffè. È il risultato di una reazione chimica tra gli zuccheri e gli aminoacidi presenti negli alimenti durante la cottura o la frittura ad alta temperatura”.

Mentre il furano e gli alchilfurani “si formano sempre a seguito dei processi termici ai quali possono essere sottoposti alcuni alimenti. In particolare, è stata segnalata la loro presenza in caffè, alimenti per bambini in vasetti, zuppe pronte, patatine, succhi di frutta, cereali per la prima colazione, biscotti, cracker e pane croccante”.

 

Contaminanti alimentari (Fonte immagine: Efsa)
Contaminanti alimentari (Fonte immagine: Efsa – #EUChooseSafeFood)

 

I contaminanti ambientali

I contaminanti ambientali, invece, sono sostanze che si possono trasferire negli alimenti a partire da suolo, aria o acqua. In alcuni casi – spiega l’Efsa – la loro presenza è inevitabile, perché legata al profilo idro-geologico dei diversi territori, mentre in altri casi derivano da attività industriali o agricole.


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Esempi di contaminanti ambientali degli alimenti sono le diossine e i metalli (arsenico, cadmio, piombo e mercurio).

Le diossine, in particolare, sono “composti chimici tossici persistenti che si formano come sottoprodotto di processi industriali, come la combustione di rifiuti, l’incenerimento di prodotti chimici e la produzione di alcuni prodotti chimici. Le diossine possono essere rilasciate nell’ambiente e possono contaminare le colture agricole, gli animali da allevamento e i pesci”.

Gli esseri umani, di conseguenza, possono essere esposti alle diossine attraverso il “consumo di alimenti contaminati, in particolare carne, latte, uova e pesce“.

Il mercurio, invece, è “un metallo presente naturalmente nell’ambiente o risultante da attività umane quali l’inquinamento industriale. È possibile rilevarne tracce in diversi prodotti alimentari, con particolare riguardo a determinate specie ittiche, tra cui pesce spada, luccio, tonno, salmone e nasello, e in alcuni frutti di mare, come ad esempio, gamberetti, calamari e cozze”.

“La Commissione europea – sottolinea l’Efsa – ha stabilito dei tenori massimi di mercurio in diversi prodotti alimentari. Inoltre sta monitorando anche la presenza nei prodotti ittici (pesce e molluschi) del metilmercurio, che è un suo metabolita. Tuttavia, è importante tenere in considerazione gli effetti benefici legati al consumo di prodotti ittici, sia negli adulti per prevenire il rischio di malattie cardiovascolari che nelle donne in gravidanza per gli esiti funzionali legati allo sviluppo neurologico dei bambini”.

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