La sicurezza alimentare secondo l’Europa
Cosa fa l’Unione Europea per la sicurezza alimentare dei consumatori? Ogni tanto sentiamo parlare di nuovi regolamenti comunitari che obbligano i produttori a scrivere sulle etichette degli alimenti tutti gli ingredienti contenuti, il loro paese d’origine, la presenza di additivi eccetera. Ma sentiamo anche parlare di “sistema di allerta rapido”, soprattutto quando scoppia qualche emergenza alimentare: l’ultimo caso è stato quello dell’Escherichia Coli, che è stato di difficile soluzione poiché non si riusciva ad individuarne l’origine. E nel frattempo il batterio ha provocato decine di morti. Di fronte a questi casi il consumatore entra nel panico sicuramente perché viene bombardato da un’informazione allarmistica, ma anche perché non è a conoscenza degli strumenti e delle leggi di cui l’Unione Europea si è dotata negli anni. Per approfondirne qualcuno Help Consumatori ha raggiunto il Direttore Generale per la Salute e i Consumatori della Commissione Europea, Paola Testori Coggi.
Iniziamo dagli additivi negli alimenti.Qual è l’ultima novità introdotta dalla Commissione Europea?
L’11 novembre scorso la Commissione Europea ha pubblicato la nuova lista degli additivi, cioè di quelle sostanze che vengono aggiunte al cibo per conservarlo, per addolcirlo oppure perché sono sostanze necessarie nel processo di produzione. Questa lista contiene 320 additivi che sono presenti nella lista degli ingredienti degli alimenti con numeri preceduti dalla lettera E. Quello che è cambiato non è il numero degli additivi, ma il fatto che si è razionalizzato l’uso degli additivi nelle diverse categorie di alimenti e si è fissato nel nuovo regolamento, un piano per la rivalutazione degli additivi. Quelli che usiamo oggi, infatti, sono stati autorizzati già da anni, alcuni addirittura dagli anni ’80. E’ in corso un programma per rivalutare sulla base di nuovi dati tossicologici i limiti massimi e le loro applicazioni. Il programma finirà nel 2020 e la prima categoria di cui si occupa è quella dei coloranti. Oggi sono 40 i coloranti autorizzati e ne abbiamo già rivalutati 17; per alcuni di questi abbiamo abbassato il limite massimo consentito negli alimenti. Quello che è cambiato, in sostanza, è il fatto che oggi il consumatore interessato può cercare una categoria di alimenti e vedere se essa può contenere o no additivi, quali e quanti ne può contenere. Questo è molto importante anche per il lavoro delle autorità di controllo.
A proposito di coloranti ce ne sono alcuni che, secondo uno studio dell’Università di Southampton, se presenti nelle bevande per i bambini possono aumentare l’eccitabilità. Questi coloranti non possono essere vietare nei prodotti per bambini?
In seguito all’opinione dell’Efsa abbiamo stabilito gli alimenti contenenti questi coloranti devono riportare un’avvertenza che dica che il colorante può aumentare l’eccitazione. Per tre coloranti di questo gruppo verranno ridotti i limiti massimi. Se i dati scientifici dimostrassero che c’è un rischio elevato questi coloranti verrebbero vietati. Per ora non ci sono le basi scientifiche per un divieto e noi abbiamo inserito i doppi limiti e l’obbligo di avvertenza.
Una domanda sui pesticidi: recentemente l’Efsa ha aggiornato le sue valutazioni da cui è emerso che il 25% dei campioni analizzati presenta multiresiduo. Non è un dato elevato?
L’Efsa pubblica i dati che arrivano dalla Commissione Europea che ogni anno fa prelievi su frutta e verdura per controllare, con le autorità competenti, i residui di pesticidi. Nel rapporto di quest’anno la situazione è molto migliorata rispetto all’anno scorso. Soltanto in una percentuale minima, intornoall’1% si è superato il limite di legge. Negli altri casi i residui erano entro i limiti. Una cosa importante da dire è che l’agricoltura ha sempre bisogno di pesticidi: solo quella organica può produrre senza pesticidi. Il pesticida, quando viene usato, lascia sempre un residuo, essendo una sostanza chimica. Quello che è importante è che sia al di sotto del livello di legge. In Europa abbiamo fissato livelli di sicurezza altissimi che hanno già in sé tutte le garanzie per il consumatore. I nostri limiti sono i più bassi al mondo tanto che molto spesso i prodotti importati vengono bloccati alla frontiera perché non rispettano i nostri limiti. L’Unione Europea è l’unica regione al mondo che ha fatto una valutazione sistematica di tutti i pesticidi autorizzati. Ben dieci anni fa avevamo circa 800 pesticidi sul mercato, oggi ce ne sono poco più di 200 poiché tre quarti sono stati messi fuori legge.
Passiamo alla qualità dei prodotti alimentari.Recentemente un’associazione dei consumatori slovacca ha realizzato un’indagine sulla qualità di alcuni prodotti alimentaried è risultato che uno stesso prodotto cambia a seconda del paese di commercializzazione, sia in termini di prezzo che in termini di ingredienti. Alcuni europarlamentari si sono chiesti se questo sia lecito o discriminante verso alcuni consumatori (soprattutto verso quelli dell’Europa dell’Est). Cosa ne pensa?
Noi regolamentiamo la sicurezza alimentare, che è la stessa in tutta Europa. Non regolamentiamo la qualità che è una cosa commerciale. Il fatto che un prodotto contenga ingredienti più o meno costosi è lasciato al mercato, non è regolamentato da leggi comunitarie né da leggi nazionali. E’ il mercato che decide e infatti ci sono mercati disposti a pagare cibi più cari ed altri che comprano cibi meno cari. E questo non è un fattore preoccupante perché il mercato deve essere libero. Ad esempio l’agricoltura biologica che, a seconda dei paesi, occupa dal 3 al 7% dell’agricoltura totale. Poiché i prodotti biologici costano più cari ci sono paesi dove vengono venduti di più e paesi dove vengono venduti meno, a seconda del livello di vita dei cittadini che è diverso nei vari Stati membri. I prezzi non sono mica uniformati, quindi anche lo stesso prodotto non avendo lo stesso prezzo, può essere diverso. Se parliamo di prodotti con indicazioni protette, appartenenti a categorie superiori, allora il rispetto di alcuni schemi di qualità è obbligatorio e regolato.
Cosa può fare l’Unione Europea per contrastare le epidemie globali, come quella dell’Escherichia Coli, che lasciano spiazzati sia i consumatori che i Governi?
L’escherichia Coli è stata una crisi alimentare gravissima, per l’impatto che ha avuto sulla salute umana e per i morti che ha provocato. L’Escherichia Coli, però, è un batterio che è presente nell’ambiente, soprattutto dove ci sono gli animali che sono un serbatoio di questo batterio. In questo caso l’E. coli è finita in un’industria che produceva germogli e da lì si è fatta molta fatica a trovarlo. Il caso ci ha messo in allerta sui germogli verso i quali stiamo prevedendo controlli particolari. Il problema è che l’allevamento di germogli viene fatto in vasche di acqua calda dove basta che arrivi un seme (in questo caso erano semi provenienti dall’Egitto, che dovevano essere piantati e non utilizzati nei germogli). Da lì poi si sono riprodotti. Purtroppo a volte sono le emergenze che ci aiutano a prendere le misure, insegnandoci qual è un alimento a rischio. La storia dell’Europa dimostra comunque che le emergenze sono sempre di meno grazie ad un sistema di controlli che funziona. Anche nel caso dell’E.Coli ha funzionato, infatti, abbiamo isolato la zona del nord della Germania dove aveva avuto origine. La reazione di fronte a queste emergenze dovrebbe essere: per fortuna che l’abbiamo scoperto perché abbiamo dei programmi di monitoraggio che funzionano. Se non ci fossero controlli in tante parti del mondo non scopriremmo alcune cose. Grazie ai nostri sistemi di controllo, quello di allerta rapido, riusciamo ad intervenire in tempo. Per non avere mai emergenze dovremmo mangiare solo cibi sterilizzati.
Come gestirebbe l’informazione quando ci sono questi casi?
Quando si scopre un’emergenza o una frode la reazione dovrebbe essere proprio positiva: cioè grazie ai controlli vengono scoperte cose che altrimenti non si conoscerebbero. Io vorrei rassicurare, anche perché i limiti di sicurezza che abbiamo in Europa sono i più elevati. L’importante è che la nostra legislazione venga applicata poiché è già abbastanza rigorosa.
di Antonella Giordano