Giornata mondiale alimentazione. Obiettivo: “Fame Zero”
Giornata mondiale dell’alimentazione: ridurre la fame nel mondo si può fare, pensando che l’unica percentuale accettabile realmente è “Fame Zero”. Torna la Giornata dedicata a creare consapevolezza e conoscenza per porre fine alla fame nel mondo e per sollevare il velo sulle sfide di una “Fame Zero” che significhi accesso al cibo per tutti, lotta alla malnutrizione in gravidanza e nell’infanzia, sistemi alimentari sostenibili e riduzioni degli sprechi.
Qualcosa si è fatto, dice la Fao – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sottolineando che dal 1990 a oggi il numero di persone che soffre la fame si è ridotto di 132 milioni e la percentuale complessiva di affamati nei paesi in via di sviluppo è passato dal 23,2% al 14,9%. Naturalmente, molto c’è ancora da fare: ci sono nel mondo – il rapporto è di pochi giorni fa – 870 milioni di persone che soffrono la fame e la malnutrizione e i progressi fatti negli anni hanno cominciato a rallentare a partire dal 2007, tanto che la malnutrizione risulta in aumento in Medio Oriente e in Africa.
Ha detto il direttore generale della Fao José Graziano da Silva alla sessione d’apertura del Commissione sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS): “Se le nazioni si impegneranno ad aumentare i loro sforzi per ridurre la fame nel mondo, l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare la proporzione di persone affamate entro il 2015 può ancora essere raggiunto”. E ha aggiunto: “Nel rinnovare e rafforzare il nostro impegno a raggiungere l’Obiettivo del Millennio sulla riduzione della fame, dobbiamo anche guardare oltre ad esso, verso un’eradicazione totale della fame nel mondo, perché quando si parla di fame, l’unico numero accettabile è ‘zero’”.
La Giornata è accompagnata da diverse iniziative, come quelle che si chiude oggi a Milano, organizzata da Mani Tese Onlus/Ong e legata alla campagna europea triennale “Food for world”, per promuovere e rendere attivo l’impegno per il diritto al cibo “buono, democratico e sostenibile”. Per sensibilizzare al tema della Sovranità Alimentare, diverse città italiane hanno ospitato incontri, dibattiti, progetti per le scuole, mercatini bio e a chilometro zero, biciclettate e spettacoli teatrali collegati alla marcia, a cui si aderisce online tramite il sito www.foodforworld.org. La marcia mondiale per la sovranità alimentare conclude l’iniziativa lanciata dall’associazione per sensibilizzare al tema della Sovranità Alimentare in quanto “diritto di scegliere le proprie politiche di produzione, vendita e consumo di cibo che va riconosciuto a ciascun popolo. Promuoverlo significa difendere l’agricoltura su piccola scala e i mercati locali, garantire l’accesso alla terra, all’acqua e alle sementi tradizionali, rendere più equo il controllo delle filiere agro-alimentari, correggere gli stili di vita non sostenibili”, spiega Giosuè De Salvo, Responsabile Campagne di Mani Tese e del Progetto Sovranità Alimentare.
Il cibo richiede anche nuove scelte politiche perché non si affami il pianeta. E chiama in causa cambiamenti ambientali, consumo di risorse e di suolo, rischio di un tracollo alimentare che riguarda il sistema globale del cibo. A soffermarsi su questo tema è il WWF, che denuncia come “il cibo che scegliamo, e ancor di più quello che sprechiamo, rischia di ‘affamare’ il pianeta insieme a tutti i suoi abitanti”.
In ballo ci sono non solo le quantità di cibo consumato o sprecato, ma anche l’impatto ambientale della catena produttiva, dal consumo di acqua all’agricoltura intensiva, dal consumo di suolo alla biodiversità alle emissioni inquinanti. I primi segnali di una crisi del sistema globale del cibo, spiega il WWF, ci sono stati già nel 2008, e il risultato è stato che “i governi delle nazioni importatrici si sono trovati in condizioni di grandi difficoltà e alcuni tra questi, come ad esempio la Cina, hanno reagito cominciando a comprare o a prendere in affitto terreni in altri Paesi (fenomeno noto come ‘Land Grabbing’) sui quali produrre cibo per il proprio fabbisogno rendendo ancora più fragili le economie locali basate sulla piccola agricoltura. Una pratica che ha dato il via a una nuova geopolitica della scarsità alimentare. Man mano che gli approvvigionamenti di cibo si riducono, andiamo verso una nuova era alimentare in cui ciascun paese sembra muoversi in maniera individuale minando la sovranità alimentare dei Paesi più poveri. Non sembra che i leader politici abbiano colto la portata del tracollo alimentare e della crisi ecologica in atto”.
Cosa fare? Almeno per il WWF, una certezza c’è: “Il sistema alimentare deve basarsi sull’ecoagricoltura , come documentano tutti i rapporti internazionali sull’argomento, cioè pratiche agricole che rispettino la biodiversità locale, i regimi idrici, la rigenerazione del suolo e tutti i servizi che gli ecosistemi offrono al benessere umano”, dichiara Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico del WWF Italia.
