Necessità di rispettare le leggi del mare e della terra. E’ questo il messaggio diffuso nei giorni scorsi dalla Capitaneria di Porto di Genova che ha incontrato le associazioni di pescatori e di consumatori al fine di informarle sull’attività a tutela della filiera della pesca in mare e  dell’allevamento e, in terra, della vendita dei pesci, per evitare compra-vendite in nero (pescherie e ristoranti, soprattutto). Inoltre cerca di evitare anche la vendita di pesce proveniente dall’estero, senza indicazione del luogo di pesca e da quanto tempo è stato pescato il pesce che va sulle nostre tavole. All’incontro ha partecipato anche il Movimento Difesa del Cittadino che ha ribadito la necessità, specie nelle pescherie, di avere una etichettatura vera e non solo quella non esaustiva della FAO. “Puntiamo sulla indicazione del luogo preciso (oltre a quelle imposte per legge) e non consideriamo esaurienti le scritte generiche come “pesce nostrano” o del “Mediterraneo”. Il nostro obiettivo è che si giunga all’indicazione in etichetta di pesce “Ligure” per continuare il discorso del Km. Zero, come per i prodotti agricoli ; oppure scrivere Mar Toscano e gli altri mari intorno alla costa italiana. Se il pesce viene da altre zone del pianeta, che male c’è ad indicarlo se si seguono le direttive europee e nazionali ? Chiaro che vi sono interessi, ma la nostra associazione deve ottenere la massima trasparenza per la salute dei cittadini acquirenti e consumatori” fa sapere in una nota la sede locale del MDC.
L’incontro si è concluso con le rassicurazioni della Capitaneria di porto circa l’intensificarsi dei controlli nel periodo a ridosso delle festività natalizie perché non vi siano abusi, illegalità e pericolose distribuzioni di prodotti non riconosciuti validi per l’alimentazione.


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