Epatite A da frutti di bosco, Codici: il pericolo non è passato
Il Tar ha accolto il ricorso di Codici e ha ordinato al Ministero della Salute di esibire gli atti richiesti dall’associazione e relativi alle segnalazioni delle Asl, alle direttive e ai documenti che riguardano il rischio di contrarre l’epatite A legato al consumo di frutti di bosco surgelati contaminati. Il pericolo, afferma l’associazione, non è affatto passato, nonostante sembri calato il silenzio sull’argomento. Una percezione erronea perché, afferma Codici, ogni due giorni cinque persone vengono ricoverate in ospedale per epatite A causata dall’ingestione di alimenti contenenti frutti di bosco surgelati o congelati. Le persone colpite dal gennaio 2013 alla fine di febbraio di quest’anno sono state ben 1.463.
“Da tempo chiediamo maggiori informazioni e campagne educative per i consumatori, al fine di limitare il contagio di epatite, ma le risposte finora pervenute sono state insufficienti, se pensiamo che ancora oggi molti cittadini considerano erroneamente l’allarme del tutto passato”, commenta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici. L’associazione aveva deciso di fare ricorso al Tar dinanzi al diniego del Ministero della Salute di accedere agli atti che riguardano la vicenda. Codici chiedeva di conoscere “le segnalazioni pervenute dalle ASL competenti per territorio contenenti le informazioni circa l’agente eziologico, le modalità di trasmissione, la provenienza dell’alimento contaminato; le comunicazioni sull’aumento progressivo, rispetto alla media dei casi di epatite A, all’inizio del 2013; le misure adottate dal Ministero a tutela della sicurezza, come i programmi di controllo; le direttive indirizzate agli organi di vigilanza che controllano le materie prime utilizzate per la produzione e la commercializzazione dei frutti di bosco”. Il Tar ora ha accolto il ricorso obbligando il Ministero della Salute ad esibire gli atti richiesti.
“Ci rivolgiamo direttamente al Ministro Beatrice Lorenzin: faccia sì che il Ministero finalmente agisca, informi in maniera adeguata i consumatori e operi tutte le operazioni necessarie per arginare la problematica – aggiunge Giacomelli – Infine, ricordiamo ai consumatori che il pericolo non è ancora passato e che prima della consumazione di frutti di bosco è assolutamente necessaria la loro bollitura a 100 gradi”.
Ma cosa aspetta il ministero della “salute” a vietare la vendita di TUTTI i frutti di bosco (freschi e surgelati, perché i surgelati prima erano freschi, e non se ne sa abbastanza) non trattati adeguatamente per l’eliminazione del virus, almeno fino a quando non siano individuate l’origine dell’infezione e le conseguenti azioni correttive e preventive (non lasciate alla responsabilità dei consumatori) ? Perfino l’EFSA dopo mesi di discussione sul tema ha espresso considerazioni analoghe, e valide per tutta la CE