Efsa: ispezioni carni di pollame non individuano pericoli biologici
Le prassi tradizionali di ispezione delle carni di pollame non permettono di individuare adeguatamente i pericoli biologici più significativi per la salute pubblica, ovvero il Campylobacter, la Salmonella e i batteri produttori di ESBL/AmpC. In questa categoria in particolare, le specie di batteri più comunemente identificate con questi geni nel pollame sono l’Escherichia coli e la Salmonella non tifoidea, geni che rendono i batteri resistenti a molti importanti antimicrobici. Allo stesso tempo, è improbabile invece che le sostanze chimiche presenti nelle carni di pollame rappresentino una minaccia “immediata o acuta” per la salute dei consumatori. Sono le conclusioni cui è giunta l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) in un parere scientifico pubblicato nei giorni scorsi, nel quale si affronta il tema dell’ispezione delle carni di pollame. Secondo l’Autorità, per modernizzare i controlli sarebbero più efficaci interventi basati sul rischio, unitamente a un uso migliorato delle informazioni condivise tra allevamenti e macelli, quindi informazioni sulla catena alimentare.
I pericoli biologici principali per l’impatto sulla salute umana, ha rilevato l’Efsa, sono Campylobacter, Salmonella e i ceppi batterici che producono gli enzimi beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) e beta-lattamasi AmpC, che sono stati individuati tra gli obiettivi bersaglio nell’ispezione delle carni di pollame a livello di macelli. L’EFSA, informa l’Autorità online, “conferma che le metodologie di ispezione attuali non permettono di individuare tali pericoli e, più in generale, non fanno distinzione tra timori sulla sicurezza alimentare e considerazioni sulla qualità della carne, prevenzione delle malattie animali o rischi professionali”. Fra le raccomandazioni suggerite c’è dunque quella di introdurre un sistema di garanzia della sicurezza alimentare che definisca obiettivi chiari in relazione alle carcasse di pollame e, se del caso, a specifici pericoli per gruppi di pollame, di ricorrere a vari tipi di controllo sia nell’allevamento che nel macello, e di raccogliere e analizzare le informazioni che arrivano dalla catena alimentare.
Passando ad analizzare la pericolosità di contaminanti eventualmente presenti nel pollame, l’Efsa rileva che “le diossine, i policlorobifenili diossina-simili e gli antibiotici cloramfenicolo, nitrofurani e nitroimidazoli sono stati individuati, sulla base di una serie di criteri predefiniti, tra le sostanze chimiche potenzialmente molto preoccupanti presenti nella carne di pollame”. Tuttavia l’Autorità “ritiene improbabile che le sostanze chimiche presenti nella carne di pollame possano rappresentare un rischio immediato o acuto per la salute dei consumatori”. Il rischio che queste sostanze siano presenti nel pollame varia fra l’altro a seconda delle differenza di allevamento all’interno dell’Unione europea, per cui viene raccomandato che “il campionamento delle carcasse di pollame sia fondato sulla disponibilità di informazioni sulla catena alimentare, compresi i risultati ottenuti dai controlli sui mangimi, e la frequenza dei campionamenti negli allevamenti sia modificata di conseguenza” e che i programmi di controllo di residui e contaminanti siano aggiornati e comprendano le nuove sostanze.