Costa in tutto, nei paesi del G20, 70 mila miliardi di euro all’anno, di cui 50 mila miliardi di tasse evase, 12 mila miliardi di spese per combatterla e 8 mila miliardi di spese sanitarie per rimediare ai danni più o meno gravi che provoca. Stiamo parlando della contraffazione, fenomeno dalle mille sfaccettature che non risparmia nessun settore merceologico. Dall’abbigliamento, da sempre bacino di prodotti “falsi”, ai giocattoli, ai generi alimentari, passando per i ricambi di auto e moto ai medicinali, di ogni cosa è possibile riprodurre e trovare in commercio una copia che poco si distanzia dall’originale ma che nasconde pericoli considerevoli per la sicurezza dei consumatori. All’argomento, il Movimento Difesa del Cittadino della Regione Lazio ha dedicato un’indagine i cui risultati sono stati presentati questa mattina durante una conferenza stampa.
Lo studio, conclusione del progetto “Io acquisto consapevolmente” finanziato dalla Regione Lazio, ha messo in evidenza che i cittadini sono tendenzialmente consapevoli della pericolosità dei prodotti contraffatti e, per proteggersi, di solito effettuano gli acquisti nei centri commerciali o nei grandi magazzini piuttosto che sulle bancarelle o su internet, dove il rischio di portarsi a casa un prodotto non sicuro è tendenzialmente più grande.
Tra coloro che, nonostante i rischi, non rinunciano a comprare merce “taroccata”, la maggior parte punta sull’abbigliamento (60%), mentre il 20% sceglie elettrodomestici e apparecchi elettronici. Solo il 3% acquista giocattoli, alimenti e autoricambi probabilmente perché questi settori vengono percepiti come più rischiosi per la salute e la sicurezza. Il fattore prezzo è il primo ad incidere sulla scelta di un prodotto contraffatto (48%), seguono la necessità (magari indotta dalla crisi economica), il divertimento e l’essere alla moda.
“Nell’arco dello scorso anno”, spiega l’ing. Roberta De Robertis, Direttore regionale dell’Agenzia delle Dogane di Lazio e Abruzzo, “sono stati messi sotto sequestro 18 milioni di pezzi su tutto il territorio nazionale. La nostra regione, e in particolare Roma, insieme a Milano e Venezia, costituisce un vero e proprio snodo cruciale per il commercio di merce contraffatta”. Il fenomeno si è trasformato nel corso del tempo, specie per quanto riguarda i canali di spedizione. “Fino a qualche anno fa la merce contraffatta arrivava via mare”, spiega Maurizio Montemagno, Direttore Ufficio Dogane Roma1. “Oggi la merce viaggia in aereo. Ciò vuol dire che la quantità inviata, pur essendo la stessa di quella che era contenuta nei container, viene ripartita in “piccole” dosi che impediscono di fatto di intercettarla tutta per quanto i controlli siano serrati e scrupolosi”.
Tra i paesi di provenienza, capofila è la Cina (54,8% del totale), seguita da Grecia (22,1%) ed Emirati Arabi (16%) e per quanto riguarda le categorie merceologiche ritroviamo ancora una volta gli accessori personali (borse, cinture, ecc) e l’abbigliamento. Come dire, va bene anche il falso quando si tratta di “Must have”.
di Elena Leoparco


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