Clima e salute, Greenpeace: dimezzare produzione e consumo carne entro il 2050
Dimezzare la produzione e il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari per salvare clima e salute. Questa la richiesta che arriva da Greenpeace, che nel rapporto “Meno è meglio” afferma che per evitare l’impatto più devastante dei cambiamenti climatici e rispettare gli accordi di Parigi bisogna dimezzare la produzione e il consumo globale di carne, latte e derivati entro il 2050. Perché, si legge nello studio, “il sistema alimentare attuale è insostenibile, e solo una significativa riduzione del consumo di carne e prodotti lattiero-caseari ci consentirà di garantire un sistema sostenibile per il futuro”.
Nel rapporto Greenpeace afferma che la riduzione serve a evitare pesanti conseguenze ambientali. Non solo. “La scienza indica che cambiare le nostre preferenze alimentari optando per un’alimentazione ricca di prodotti di origine vegetale, permetterà di sfamare milioni di persone, riducendo i costi ambientali “, si legge nel rapporto. “La richiesta di Greenpeace di ridurre del 50%, rispetto alla situazione attuale, la produzione e il consumo di prodotti di origine animale entro il 2050, si tradurrà in una significativa riduzione delle emissioni in termini climatici. Le nostre proposte porteranno ad una riduzione del 64% dei gas serra rispetto ai livelli che si raggiungerebbero nel mondo nel 2050, seguendo gli scenari attuali”.
L’associazione propone di passare dal modello degli allevamenti intensivi a forme di agricoltura e allevamento ecologiche. “La Politica Agricola Comune ci sta spingendo verso un baratro di insostenibilità – afferma Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia – Gli allevamenti intensivi sono una grande fonte di emissioni di CO2, di inquinamento dell’aria e dell’acqua e possono causare seri problemi alla salute tra cui lo sviluppo della resistenza agli antibiotici. L’Italia e l’Unione europea devono garantire che l’imminente riforma della PAC acceleri il passaggio a una produzione sostenibile di ortaggi e verdure e a ridurre gli allevamenti industriali, ritirando il sostegno della produzione intensiva di animali”.
Il tema va affrontato perché da qui al 2050 si rischia che il contributo dell’agricoltura alle emissioni di gas serra arrivi al 52 per cento delle emissioni totali, in gran parte (per il 70 per cento) proprio dalla produzione di carne e prodotti lattiero-caseari. L’associazione ricorda anche il problema della resistenza agli antibiotici, denunciata per le sue conseguenze sanitarie da Oms ed Efsa quale una delle più gravi minacce alla salute umana. “La necessità di ridurre domanda e offerta di prodotti di origine animale è ormai il pensiero dominante nella comunità scientifica. Solo una significativa riduzione del consumo di carne e latticini ci garantirà un sistema agroalimentare adatto per il futuro, a beneficio degli esseri umani e del Pianeta”, dice il professor Pete Smith, Università di Aberdeen, che ha preso parte ai lavori dell’IPCC (Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici).
