#Cibus 2018. Falso Made in Italy, Coldiretti: mercato da 100mld, +70% in 10 anni
All’estero c’è “fame” di Italia. In tutto il mondo, la bandiera tricolore apposta sulle confezioni dei prodotti alimentari diventa immediatamente sinonimo di bontà e qualità. Peccato che nella maggior parte dei casi si tratti di imitazioni low cost che nulla hanno a che fare con il vero Made in Italy alimentare. Sale così ad oltre 100 miliardi il valore del cibo “falso italiano” nel mondo, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio.
È quanto emerge dallo studio presentato dalla Coldiretti all’inaugurazione del Cibus di Parma dove per la prima volta è stata aperta la più grande esposizione sul “Made in Italy rubato”, con le ultime novità scovate nei diversi continenti.
A generare nuova preoccupazione è anche la nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con il Canada (CETA) che per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi.
Una strada che è stata poi il riferimento degli accordi conclusi successivamente con Giappone, Singapore e Messico che hanno tutelato una percentuale residuale dei prodotti tipici nazionali, mentre pesanti possono essere gli effetti del negoziato in corso con i Paesi del Sud America (Mercosur) dove la produzione locale del “falso” è tra i più fiorenti del mondo.
“È inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
All’estero, sono falsi più di due prodotti alimentari di tipo italiano su tre e le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero più che triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale, con l’Italia che ha raggiunto nel 2017 il record dell’export agroalimentare con un valore di 41,03 miliardi.
Il cosiddetto “Italian sounding” colpisce in misura diversa tutti i prodotti e riguarda tutti i continenti. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore. Nella lista non mancano poi conserve di pomodoro, olii extravergine di oliva e naturalmente il vino.
Coldiretti mette in evidenza che a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia.