Cibi scaduti, alimenti in cattivo stato di conservazione, scongelati e ricongelati. Etichette incomprensibili e interruzioni nella catena del freddo. Cucine in pessime condizioni igieniche. I controlli fatti dal Comando Carabinieri per la tutela della Salute lo scorso maggio sui cibi etnici hanno portato a scoprire irregolarità nella metà dei ristoranti controllati. All you can eat non può fare rima con rischio di intossicazione alimentare”, commenta la ministra della Salute Giulia Grillo.

A maggio il Nas ha eseguito mirate verifiche in campo nazionale in strutture appartenenti alla filiera della commercializzazione e somministrazione di prodotti alimentari etnici. “Particolare attenzione è stata riservata agli esercizi di ristorazione veloce e a quelli che adottano la formula “all you can eat” per accertare che mantengano i livelli essenziali di corretta prassi igienica e la fornitura di materie prime idonee ad assicurare un livello accettabile di sicurezza per il consumatore” chiarisce il generale di divisione dei Carabinieri, Adelmo Lusi. Sono stati fatte 515 ispezioni e accertate irregolarità in 242 strutture (pari al 47% circa degli obiettivi controllati). L’incidenza delle non conformità è maggiore nel settore della ristorazione, dove il 48% dei locali controllati ha presentato delle irregolarità, mentre questo valore si riduce al 41% nei controlli a grossisti e depositi di alimenti etnici.

Cibi scaduti, scongelati e ricongelati, mancato rispetto delle norme igieniche, etichette incomprensibili, importazioni vietate. Ben vengano le cucine etniche, a tutti piace il sushi, ma ‘all you can eat’ non può fare rima con rischio di intossicazione alimentare: le regole valgono per tutti – ha detto la ministra Grillo – Non si mette a rischio la salute dei cittadini con pratiche illegali per mantenere i prezzi stracciati. Spesso manca la conoscenza del nostro sistema di regole che è tra i più avanzati a livello mondiale e su questo bisogna lavorare. Grazie ai nostri Carabinieri del Nas che fanno luce su un settore in grande espansione e di grande richiamo soprattutto per le generazioni più giovani. A tutela di tutti sia ben chiaro che etnico non deve far rima con fuorilegge”.

I controlli hanno riguardato il rispetto delle procedure di preparazione, conservazione e somministrazione del cibo, lo stato igienico e strutturale dei locali, il mantenimento della catena del freddo soprattutto per i cibi da mangiare crudi.

Fra le criticità riscontrate, sono stati trovati alimenti in cattivo stato di conservazione, procedure preventive di autocontrollo aziendali inosservate o mai predisposte, utilizzo di alimenti con etichettature non in lingua italiana o prive di informazioni utili per ricostruirne la rintracciabilità, in alcuni casi materie prime di origine animale provenienti da Stati asiatici importate in violazione ai divieti esistenti.

La ristorazione usava soprattutto derrate alimentari di origine nazionale o europea ma non sempre venivano assicurate qualità e igiene in tutta la filiera. Tanto è vero che sono state sequestrate in tutto 128 tonnellate di prodotti ittici, carne e vegetali riscontrate irregolari e non idonee al consumo perché prevalentemente privi di tracciabilità e in cattivo stato di conservazione, per un valore commerciale di circa 232mila euro.

Sono stati trovati inoltre magazzini abusivi di stoccaggio dei prodotti, cucine mantenute in pessime condizioni igienico-sanitarie, ambienti mancanti dei minimi requisiti sanitari, strutturali e di sicurezza per i lavoratori, che hanno comportato l’applicazione di provvedimenti di chiusura o sospensione dell’attività a carico di 22 imprese commerciali, il cui valore economico ammonta ad oltre 5,3 milioni di euro.

Complessivamente sono state contestate 477 violazioni penali ed amministrative, deferendo all’Autorità Giudiziaria 23 operatori del settore alimentare, mentre ulteriori 281 sono stati sanzionati per infrazioni amministrative, per un ammontare di 411mila euro.  In ambito penale i reati maggiormente riscontrati, in totale 27, sono stati la frode in commercio e la cattiva conservazione degli alimenti. Molti infatti i casi accertati dai NAS in cui la somministrazione degli alimenti era, per qualità, diversa da quella dichiarata al consumatore a cui, spesso, veniva celato l’originario stato fisico “congelato” dei prodotti ittici serviti nei ristoranti e tavole calde.

 

Notizia pubblicata il 14/06/2019 ore 10.04


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