
Cibo e salute, Slow Food: una dieta sana promuove la salute umana e ambientale
In occasione della Giornata Mondiale della Salute, Slow Food presenta il documento “Il nostro cibo è la nostra salute”, analizzando lo stato attuale dei nostri sistemi alimentari globali
“Esiste un legame indissolubile tra la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente: solo con una prospettiva olistica è possibile affrontare i problemi che riguardano ciascuna forma di vita”, afferma Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, in occasione della Giornata Mondiale della Salute 2022 che ricorre domani, 7 aprile.
Slow Food presenta, dunque, il suo nuovo documento di posizione Il nostro cibo è la nostra salute. Solo con la biodiversità si nutre il pianeta, che analizza lo stato attuale dei nostri sistemi alimentari globali e le modalità con cui Slow Food lavora per promuovere diete sane.
“Una dieta è sana se adeguata dal punto di vista nutrizionale – spiega Nappini – ma anche se promuove la salute umana e rispetta quella del pianeta. Una dieta sana si basa su una ricca diversità di cibi di origine vegetale, integrali e minimamente lavorati, coltivati localmente con metodi sostenibili e, soprattutto, una dieta sana può essere – ed è – piacevole”.
Cibo e salute, i dati sul nostro sistema alimentare
Il sistema alimentare oggi è dominato da grandi aziende che producono, trasformano, distribuiscono e vendono il cibo, indirizzando le scelte alimentari che le persone compiono e definendo dall’alto la disponibilità del cibo e il suo prezzo – spiega Slow Food sul documento. – La qualità del cibo fornito è di conseguenza povera di sostanze nutritive: ricca di grassi, sale e zuccheri e priva di nutrienti importanti come minerali e vitamine.
Inoltre, l’eccessiva abbondanza di questi alimenti solleva problemi di sicurezza alimentare, poiché molti individui e comunità non hanno attualmente accesso a diete adeguate e culturalmente appropriate.
Considerazioni che trovano una conferma nei dati della Fao, riportati da Slow Food, secondo cui ci sono 1,9 miliardi di adulti in sovrappeso nel mondo: di questi oltre 650 milioni soffrono di obesità, mentre allo stesso tempo ci sono quasi 800 milioni di persone denutrite e miliardi che presentano carenze di micronutrienti.
L’obesità, un tempo riscontrata soprattutto nei Paesi dal reddito elevato, si è oggi estesa ai Paesi con medio e basso reddito, spesso insieme alla denutrizione – spiega Slow Food. – Anche nei Paesi dove una maggiore disponibilità di calorie ha mitigato i problemi di sicurezza alimentare, la malnutrizione persiste sotto forma di carenze di micronutrienti.
La crisi climatica
Un altro fattore strettamente legato alla salute dell’uomo è la crisi climatica, focus della Giornata Mondiale della Salute 2022.
La sicurezza alimentare globale, infatti, è minacciata dall’aumento delle temperature e dai cambiamenti nelle precipitazioni, oltre che da eventi estremi come ondate di calore, inondazioni e siccità, che hanno un effetto significativo sulla produzione agricola – spiega Slow Food nel documento. E proprio la nostra dieta è uno dei motori del cambiamento climatico, dato che la sola produzione di carne è responsabile di quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra. Allo stesso tempo, il consumo eccessivo di carne rossa ha anche effetti negativi sulla salute umana.
Non solo, il cambiamento climatico può anche rendere il cibo meno nutriente: l’impoverimento nutrizionale dovuto all’aumento dei livelli di CO2 può influenzare, infatti, le concentrazioni di quasi tutti i micronutrienti.
Cibo e salute, il ruolo delle piante commestibili
Slow Food richiama, dunque, l’attenzione sul grandissimo potenziale di biodiversità disponibile per le comunità locali, di cui solo una minuscola percentuale viene effettivamente consumata. Delle oltre 300.000 specie vegetali commestibili note, infatti, l’approvvigionamento alimentare mondiale dipende da sole 150. Inoltre, quattro colture – riso, mais, patate e grano – forniscono più della metà delle calorie consumate globalmente.
«Spesso dimenticate, le piante alimentari commestibili locali possono dare un contributo significativo a migliorare e diversificare la dieta. Da un punto di vista nutrizionale, molte di queste specie vegetali sono più ricche di vitamine, minerali e macronutrienti come grassi e proteine rispetto alle specie domestiche convenzionali – spiega Serena Milano, segretario generale della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. – Inoltre, le piante commestibili locali richiedono meno acqua, fertilizzanti, prodotti chimici, si adattano naturalmente al loro ambiente e sono in grado di resistere meglio alla pressione di malattie e parassiti”.
Secondo Serena Milano, dunque, promuovere le piante alimentari locali si pone come una strategia in grado di aumentare la diversità della dieta tra le popolazioni urbane e rurali durante tutto l’anno. Non solo, l’utilizzo di queste piante può contribuire anche a ridurre la fame e il rischio di malnutrizione in tempi di penuria alimentare e carestia, oltre ad essere sostenibile dal punto di vista dei costi.
