biologico

Migliaia di agricoltori del comparto del biologico rischiano di subire il declassamento dei loro prodotti solo perché contengono tracce accidentali di pesticidi.

Sembrerebbe essere questa la conseguenza del decreto a cui sta lavorando il ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida e denunciata dal mensile Il Salvagente che questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, ha esposto tutti i limiti del provvedimento.

Cosa prevede il decreto

La parola d’ordine del MASAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste) sarebbe “Tolleranza zero” per la contaminazione nei cibi biologici. In pratica, si potrà parlare di contaminazione anche quando la concentrazione di pesticidi è sotto la soglia minima. Inoltre, il prodotto non conforme in base a questi nuovi standard sarà sottoposto ad un fermo di 40 giorni, prorogabili per altri 40, durante i quali non potrà essere immesso sul mercato.

Un totale di 80 giorni durante i quali beni deperibili come frutta, verdura, latte e altri prodotti sono da inviare al macero o da vendere come prodotti convenzionali, con un considerevole danno economico per l’agricoltore biologico.

“Una normativa simile non si applica in nessuno degli altri 26 Stati dell’Unione europea”, spiega Eleonora Evi, deputata Pd e membro della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, che ha presentato un’interrogazione con risposta scritta al ministro Lollobrigida.

Biologico italiano, settore in espansione

Il settore del biologico in Italia è in grande espansione. Con il 19,8% di superficie agricola certificata, il nostro Paese si avvia verso il raggiungimento dell’obiettivo del 25% di terreni coltivati a biologico entro il 2025, con 5 anni di anticipo rispetto a quanto fissato a livello europeo dalle strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”.

Il decreto ministeriale proposto da Lollobrigida potrebbe quindi costringere molte aziende a uscire dal mondo del biologico per colpa di un rischio d’impresa non gestibile dagli agricoltori.

Per Franco Ferroni, responsabile agricoltura di WWF Italia, si tratta di

“norme incoerenti, vessatorie e penalizzanti per gli agricoltori virtuosi ai quali  si chiede di rispettare limiti inverosimili, subendo i danni da parte degli agricoltori che utilizzano veleni”.

Per l’associazione ambientalista invece è necessario “riconoscere la contaminazione accidentale come inevitabile. Serve inoltre la rapida approvazione di regole efficaci per prevenire la contaminazione accidentale da deriva con distanze di sicurezza non inferiori ai 20 metri con il divieto di realizzare trattamenti fitosanitari e la realizzazione di barriere verdi a carico degli agricoltori convenzionali confinanti con aziende certificate in biologico”.

Riccardo Quintili, direttore del mensile Il Salvagente, ha commentato sottolineando che paradossalemnte “con questo decreto, se si trovasse il glifosato in quantità 20 volte superiori a quelle che oggi sono permesse nel bio, saremmo di fronte a una contaminazione tollerata”. Un regalo alle lobby del cibo convenzionale e una trappola per l’agricoltura verde.


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