Cosa si nasconde dietro il salame ungherese? Se l’è chiesto il mensile Il Salvagente che ha portato in laboratorio i campioni di otto marche diverse per capire quali sostanze finiscano in uno dei must dei panini imbottiti.

Il sospetto è che oltre agli aromi di affumicatura si siano troppi Ipa, gli Idrocarburi policiclici aromatici alcuni dei quali noti cancerogeni, e tramite l’alimentazione degli animali ne aggiungiamo altri oltre a un livello di diossine non proprio rassicurante.

Senza gridare subito all’allerta alimentare, è bene chiarire che nessun prodotto ha superato i limiti di legge, laddove previsti, e quindi tutti i campioni sono conformi alla normativa. Tuttavia, come si legge nell’anteprima dell’approfondimento che si troverà in edicola, “I risultati mostrano la conformità ai parametri di legge dei prodotti analizzati anche se al loro interno c’è una grande variabilità che testimonia una differenza qualitativa tra i diversi salami. Un dato su tutti, la concentrazione di nitriti: andiamo da un valore minimo di 11 milligrammi per chilo fino a un massimo di 212”, dice il dottor Vincenzo Cagnazzo, responsabile del laboratorio Re.Chem.An presso il quale sono stati analizzati gli 8 campioni di salame ungherese.

Nel salame esiste un limite alla dose massima aggiunta in fabbricazione convenzionale pari a 150 mg/kg per i nitrati, 100 mg/kg per il nitrito di sodio e 150 per il nitrito di potassio, mentre nel biologico queste soglie sono più severe: entrambi gli additivi non possono superare i 50 mg/kg. Se dovessimo prenderlo ad esempio solo in due casi, pur non essendo campioni biologici, sarebbero in grado di rispettare la severa soglia del bio.


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