
Peers say no, il progetto di Adiconsum per la tutela della proprietà intellettuale
Peers Say NO, arriva la nuova edizione del progetto sulla proprietà intellettuale
Torna Peers Say No, il progetto per educare i bambini e i ragazzi sull’importanza della proprietà intellettuale. Il 27 novembre la tappa di Roma
Educare all’importanza della proprietà intellettuale, ai danni della contraffazione e della pirateria informatica e al valore della legalità. Sono questi gli obiettivi di “Peers Say No”, il progetto di Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) e Agenzia Dire.
Attraverso un ciclo di lezioni organizzate presso scuole primarie e secondarie, il progetto mira ad informare e rendere consapevoli i ragazzi tra gli otto e i dodici anni sull’importanza che la proprietà intellettuale ha per la sicurezza nella vita quotidiana, per la ricerca, per il progresso tecnologico, per la produzione culturale.
Una tutela che, quando manca, porta a pericoli seri come la chiusura di aziende e alla perdita di posti di lavoro.
Le attività del progetto
Il progetto, cofinanziato da EUIPO, l’Ufficio dell’Unione Europea che si occupa di proprietà intellettuale, è la prosecuzione naturale dell’iniziativa di Adiconsum dello scorso anno, e arriverà a Roma il prossimo 27 novembre nell’ istituto comprensivo “Fratelli Cervi”. “Peers Say No”, partito con successo lo scorso 18 novembre nel napoletano, dopo Roma, farà poi tappa a Milano.
“Peers Say No” prevede lezioni educative per i ragazzi, incontri, attività di laboratorio nonché formazione di base e strumenti di approfondimento per gli insegnanti, attraverso suggerimenti per l’inserimento dell’educazione alla tutela della proprietà intellettuale nella didattica curricolare.
Perché nasce Peers say No
Il progetto nasce dalla consapevolezza che educare alla legalità è un’azione importantissima in una società in cui i numeri del mercato della pirateria e della contraffazione sono in continua crescita.
La produzione illegale opera in concorrenza sleale ed erode profitti e ricavi alle imprese, danneggiandole in alcuni casi notevolmente.
È il caso dell’industria culturale, del design e dell’intrattenimento, che vede interi settori perdere sostenibilità economica di giorno in giorno, fino al limite estremo del rischio di chiusura per le imprese e del crollo della produzione creativa. Secondo un’indagine FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) e IPSOS di luglio 2019, la sola pirateria audiovisiva nel 2018 ha sottratto quasi 1,1 miliardi di euro all’economia italiana e oltre 600 milioni di euro di fatturato all’industria audiovisiva, “bruciando” 6.000 posti di lavoro.
La merce contraffatta, inoltre, è prodotta nella totale illegalità: evasione fiscale, lavoro nero e lavoro minorile, uso di materie prime vietate o frutto di ricettazione, contrabbando, riciclaggio, danno ambientale, violazione delle leggi sulla salute e sicurezza dei consumatori e frode commerciale.
L’industria del falso e della pirateria è in mano alla criminalità organizzata e recenti indagini giudiziarie hanno evidenziato collegamenti con il terrorismo internazionale e il traffico di stupefacenti. Chi acquista prodotti contraffatti consapevolmente deve sapere che contribuisce allo sviluppo del crimine organizzato, divenendone complice.
