
Osservatorio indifesa, i giovani temono il revenge porn e chiedono regole più severe (foto Pixabay)
Osservatorio indifesa, i giovani temono il revenge porn e chiedono regole più severe
Terre des Hommes e Scomodo presentano i dati dell’Osservatorio indifesa: più di 1 intervistato su 2 ha paura del revenge porn, ma gli under 20 temono di più il cyberbullismo. La metà degli intervistati ha subito un episodio di violenza
Il 58% dei giovani sotto i 26 anni individua nel revenge porn il rischio maggiore che si corre sul web. Seguono l’alienazione dalla vita reale (49%), le molestie (47%) e il cyberbullismo (46%). Con l’abbassarsi dell’età è però il cyberbullismo il rischio più temuto: indicato dal 52% degli under 20. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa, lanciata in occasione del Safer Internet Day per testimoniare il punto di vista dei più giovani sul tema della sicurezza in rete.
L’Osservatorio, realizzato da Terre des Hommes insieme alla community di Scomodo, ha coinvolto oltre 2.700 ragazzi e ragazze sotto i 26 anni.
“Dall’Osservatorio indifesa di quest’anno emerge quanto i ragazzi e le ragazze siano consapevoli di ciò che accade sul web e dei rischi che corrono, purtroppo questa consapevolezza non basta a proteggerli. È, però, un punto di partenza importante su cui costruire, ad esempio, una regolamentazione che possa tutelarli, limitando e prevenendo la violenza online – afferma Paolo Ferrara, Direttore Generale Terre des Hommes Italia. – La proposta di riforma legislativa, elaborata dai nostri esperti, mira proprio a una tutela più effettiva ai minori vittime di reati online”.
Osservatorio indifesa, i giovani chiedono regole più forti contro la violenza online
Secondo quanto emerso dall’indagine, i ragazzi chiedono una maggior regolamentazione del web: il 70% ritiene, infatti, che regole più severe potrebbero essere utili nel limitare la violenza online. Il 13% rimane comunque scettico, sostenendo che una regolamentazione non servirebbe a niente; solo il 6% ritiene che ciò potrebbe limitare la libertà.
Il revenge porn, come detto, è il fenomeno più temuto. I ragazzi e le ragazze, infatti, si rendono conto dei rischi di condividere materiale intimo, come foto e video, con altri, con il partner o con gli amici. L’86% riconosce questa pratica come pericolosa, percentuale che si alza tra le donne e si abbassa leggermente col crescere dell’età. I giovani, inoltre, sono consapevoli di poter denunciare la condivisione di materiali a contenuto intimo e chiederne la rimozione, anche se il 12,5% non sa cosa fare o pensa di non poter fare niente.
Tuttavia, nonostante la consapevolezza dei rischi per la privacy, oltre la metà degli intervistati dichiara di aver condiviso la password del proprio telefono o dei propri social media.
A tal proposito, il 75,6% considera una forma di controllo inaccettabile che il/la proprio/a partner acceda al cellulare per controllare quello che fa, solo il 2,5% al contrario pensa che sia una forma di rispetto, ma a più di 1 persona su 5 (22%) questo gesto non crea problemi. E il dato sale se si guardano le fasce di età più basse (32% per la fascia 15-19, 36% per gli under 14).
Il 48% ha subito un episodio di violenza
Dall’Osservatorio indifesa emerge una generazione che sa riconoscere la violenza, anche nelle sue forme più sottili. Il quadro delineato dall’indagine è drammatico: la metà dei giovani intervistati (48%) dichiara, infatti, di aver subito un episodio di violenza. Le forme più comuni risultano: violenza verbale e psicologica (59,5%), catcalling (52%), bullismo (43%), molestie sessuali (38,5%). Mentre la violenza verbale e psicologica viene subita in egual misura da ragazzi e ragazze e in percentuale più alta (78%) dalle persone non binarie, le altre forme hanno una rilevante connotazione di genere, con catcalling (F 67%, M 6%) e molestie sessuali (F 45%, M 18%) subite in larga maggioranza dalle ragazze e, al contrario, bullismo (F 35%, M 66%) dai ragazzi.
Sale moltissimo la percentuale di ragazzi under 14 che ha subito bullismo (89%), una forma di violenza particolarmente sentita nei contesti scolastici o tra gruppi di coetanei.
Le persone non binarie sono, invece, vittime di tutte e tre le tipologie: al 50% di bullismo e cat calling e al 42% di molestie sessuali. L’incidenza di catcalling e molestie sessuali, inoltre, aumenta con l’età, mentre gli atti di bullismo sono più frequenti nelle fasce d’età più basse.
“Sebbene tra la GenZ sia forte la consapevolezza dei pericoli della rete – osserva l’indagine – resta la scuola, trasversalmente per ogni età, il luogo dove, per la maggior parte degli adolescenti, è più probabile che avvengano episodi di violenza, è così per il 56,5% dei ragazzi e delle ragazze. Sono percepiti come pericolosi anche la strada (48%) e i luoghi di divertimento (47%) e sappiamo dai nostri Osservatori precedenti che anche il web si posiziona al 39%”.
Le forme di violenza verbale più frequenti sono: insulti e offese (95%), pettegolezzi e dicerie (63%), offese ad amici e parenti (41%), minacce (39%). Quelle di violenza psicologica: umiliazione ed emarginazione (78%), discriminazione (52%), messaggi in chat o sui social (33,5%).
Meno frequenti sono gli episodi di violenza fisica, ai quali comunque dichiara di aver assistito un importante 48% degli intervistati. Percentuale che aumenta tra le persone non binarie e i ragazzi (NB 64%, M 57%, F 43%) e con il crescere dell’età. Le forme più diffuse risultano essere le aggressioni (75%), gli scherzi pesanti (51%) e abusi e sopraffazioni (26,5%).
Osservatorio indifesa, le conseguenze della violenza
La perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri è la principale conseguenza dell’essere vittima di violenza: è stata dichiarata, infatti, dal 63% degli intervistati. Seguono: ansia sociale e attacchi di panico (36%), isolamento (25,5%), depressione (21%), disturbi alimentari (16%), difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (12%), autolesionismo (10%), assenteismo (6%).
Alla domanda: “se fossi vittima di bullismo e cyberbullismo con chi ne parleresti” la maggioranza ha risposto che si confiderebbe con qualcuno. Solo il 7,5% degli adolescenti non ne parlerebbe con nessuno, mentre il 45% ne parlerebbe con amici, il 31% con i genitori, e solo il 2,23% si rivolgerebbe a un insegnante.
