Istat: su il potere d’acquisto, aumenta la propensione al risparmio
Nel primo trimestre 2019 il potere d’acquisto delle famiglie aumenta dello 0,9% rispetto al trimestre precedente. E aumenta la propensione al risparmio. È quanto afferma oggi l’Istat, che commenta: «Il reddito disponibile delle famiglie ha segnato, dopo i due cali consecutivi dei trimestri precedenti, un marcato recupero che, grazie alla frenata dell’inflazione, si è trasferito direttamente in crescita del potere d’acquisto. La risalita del reddito si è tradotta in misura molto limitata in maggiori consumi, mentre è aumentata la propensione al risparmio».
Nei dati relativi al primo trimestre, diffusi oggi dall’Istituto di statistica, emerge che la pressione fiscale risulta del 38,0%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici – aggiunge l’Istat – è aumentato dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti in termini nominali dello 0,2%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,4%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto aumenta dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.
Le associazioni dei consumatori commentano questi dati sottolineando come gli italiani preferiscano mettere da parte i soldi e risparmiare, in attesa, di fatto, di tempi migliori. Commenta il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona: «E’ una buona notizia che dopo due variazioni congiunturali negative, -0,5% nel quarto trimestre 2018 e -0,1% nel terzo, il potere d’acquisto sia finalmente tornato in territorio positivo, con un +0,9%, un incremento record che non si registrava dal IV trimestre 2006. Ovviamente è troppo presto per cantare vittoria, considerato che dal 2007 al 2018 il potere d’acquisto delle famiglie è sceso del 6,6%. Inoltre i consumi sono ancora al palo, poco sopra lo zero, +0,2%, in peggioramento rispetto al +0,6 e al +0,3 dei due trimestri precedenti. Gli italiani, infine, preferiscono risparmiare e hanno ancora timore di spendere, avendo paura del futuro. Ed è questo il vero problema da risolvere».
A sua volta il Codacons parla di famiglie “formiche” che preferiscono rimandare gli acquisti.
«La frenata dell’inflazione registrata negli mesi ha avuto effetti diretti sulla capacità di spesa degli italiani, ma non si trasferisce sui consumi che rimangono sostanzialmente fermi – dice il presidente Carlo Rienzi – La maggiore ricchezza viene destinata invece al risparmio, con le famiglie che mettono da parte i soldi in attesa di tempi migliori. E’ di tutta evidenza come su tale quadro economico giochi un ruolo essenziale la sfiducia dei cittadini nell’attuale situazione del paese, con i consumi che non ripartono e le famiglie che rimandano al futuro gli acquisti – prosegue Rienzi – Una situazione che danneggia il commercio e che dimostra ancora una volta come il Governo debba a tutti i costi evitare l’aumento dell’Iva nel 2020, che avrebbe effetti deleteri sui consumi e sull’economia nazionale».