Dark pattern, Garante privacy: ancora troppi ostacoli per gli utenti
Nel 97% dei casi, tra siti web e app, analizzati in una indagine internazionale è stata individuata la presenza di almeno una tipologia di dark pattern (modelli di design ingannevole)
Sono ancora troppi gli ostacoli che impediscono agli utenti di siti web ed app di gestire facilmente i cookie o cancellare agevolmente i propri account; le privacy policy, invece, sono accessibili e facili da leggere. Sono, questi, alcuni dei risultati emersi dall’analisi Sweep, l’indagine conoscitiva della rete internazionale del GPEN (Global privacy enforcement network), di cui fa parte il Garante Privacy italiano, dedicata quest’anno ai cosiddetti modelli di design ingannevole (dark pattern).
Si tratta di interfacce e percorsi relativi al trattamento dei dati personali, che cercano di indirizzare gli utenti “verso scelte inconsapevoli, non volute e potenzialmente dannose, spesso contrarie ai loro interessi, ma favorevoli a quelli delle piattaforme”.
Dark pattern, l’indagine del Garante Privacy
Sono 899 i siti web e 111 le app passati al setaccio di 26 Autorità di protezione dati del GPEN, tra il 29 gennaio e il 2 febbraio scorsi. E nel 97% dei casi le autorità hanno individuato la presenza di almeno una tipologia di design ingannevole.
Tra gli indicatori presi in considerazione: l’utilizzo di un linguaggio complesso e confuso nelle informative, l’inserimento di passaggi aggiuntivi e non necessari, l’introduzione di elementi di design per influenzare la percezione delle opzioni privacy, la richiesta di informazioni personali eccedenti per accedere a un servizio.
In particolare, l’attenzione del Garante privacy italiano si è concentrata su 50 siti web di cosiddetti “comparatori” di servizi e prodotti ed ha riguardato i cookie banner e le modalità di cancellazione degli account utente.
In più del 60% dei casi – si legge nella nota del Garante – i banner mostravano con maggiore enfasi l’opzione meno favorevole per la privacy degli utenti, nel quasi 40% dei casi per rifiutare tale opzione l’utente era costretto a un maggior numero di passaggi; in un numero più ristretto di casi (circa il 30%) non era presentata altra opzione che quella dell’accettazione di tutti i cookie.
Inoltre, sui siti esaminati anche la cancellazione di un account utente spesso presentava percorsi accidentati, per l’assenza di una specifica funzionalità di cancellazione, per l’eccessivo numero di click per raggiungerla, per la richiesta di informazioni personali eccedenti e per l’utilizzo di un linguaggio orientato a dissuadere l’utente.
“Dall’analisi – conclude il Garante – emerge inoltre quanto sia importante per gli utenti avere un facile accesso alla privacy policy e, quanto invece, troppo spesso, manchi un indice automatizzato degli argomenti, che faciliterebbe ulteriormente la fruibilità delle informative”.