Vinitaly, analisi: senza vino l'Italia perderebbe l'1,1% di Pil (Foto Pixabay)

Vinitaly, fiera del vino italiana in corso dal 14 al 17 aprile, oltre a essere una vetrina per le eccellenze vinicole, è anche una opportunità per riflettere sul contributo economico apportato al Paese. Dati recenti indicano infatti che l’Italia senza questo settore perderebbe l’1,1% del PIL e rinuncerebbe a una produzione annua che genera 45,2 miliardi di euro l’anno per l’economia nazionale.

I dati della ricerca condotta per Vinitaly

L’osservatorio UIV-VINITALY ha condotto un’analisi sull’impatto economico del settore vinicolo sull’economia italiana. I dati citati all’inizio sono solo la punta dell’iceberg: il settore è anche un importante motore di occupazione, sviluppo territoriale e turismo enogastronomico.

Inoltre, l’osservatorio si impegna a promuovere l’innovazione, incoraggiando la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e pratiche agricole sostenibili. In un’epoca in cui la sostenibilità è al centro delle preoccupazioni globali, l’industria vinicola italiana si sta muovendo verso pratiche sempre più eco-sostenibili.

Il progetto comprende da una parte un’analisi d’impatto economico e dall’altra un focus su 3 – tra tantissimi – territori simbolo a trazione enologica: Barolo, Montalcino ed Etna.

I risultati dell’analisi d’impatto confermano, quantificandola, l’economia del comparto: in caso di scomparsa della filiera del vino, 303 mila persone dovrebbero trovarsi un altro lavoro e il Paese rinuncerebbe a un asset in grado di generare una produzione annua di 45,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 17,4 miliardi di euro. Dall’analisi emerge anche che senza il comparto vinicolo, il saldo commerciale del settore agroalimentare scenderebbe del 58% (da +12,3 a +5,1 miliardi di euro nel 2023).

Tre territori simbolo della tradizione enologica italiana: Barolo, Etna e Montalcino

Tre territori, in particolare, sono accumunati da uno sviluppo socioeconomico enologico quantificabile in 117 euro a bottiglia per Montalcino, 109 euro per Barolo e 82 euro per l’Etna. Montalcino, Barolo ed Etna si distinguono non solo per prezzi medi per ettaro e rese produttive ben superiori ai valori regionali: nell’ultimo decennio sono riusciti a garantire una maggiore crescita del reddito pro-capite, generando lavoro e occupazione.

Il reddito pro-capite nella regione Toscana è ben maggiore rispetto alla media ed è cresciuto negli ultimi 10 anni del 37,9%, a fronte di una media nazionale del +11,1%. Il dato si riscontra anche nel comprensorio del Barolo dove il reddito pro-capite medio, sugli stessi valori di Montalcino, è cresciuto del 23,7%. Meno evidente, ma pur sempre riscontrabile, l’effetto booster anche sull’Etna, che si è attestato a +12,6% nel decennio, contro una media siciliana del +9.9%.

Una risorsa fondamentale: il turismo enologico

All’impatto economico complessivo della filiera del vino contribuisce in modo sostanziale il turismo enologico che, se alimenta “al margine” l’economia turistica delle grandi città, può diventare fondamentale (anche al di là degli effetti strettamente economici) per molti piccoli centri e comunità rurali a vocazione vitivinicola.

Il turismo enologico coinvolge annualmente circa 15 milioni di persone (fra viaggiatori ed escursionisti) con budget giornalieri (124 euro) superiori del 13% a quelli del turista medio, per una spesa complessiva di 2,6 miliardi di euro.

A partire da questi dati, l’analisi d’impatto evidenzia come senza questa componente verrebbe a mancare il 15% del valore aggiunto complessivo generato dalla filiera del vino.

Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Montalcino – poco più di 5.000 abitanti, con il 16% della forza lavoro impiegata nell’accoglienza – conta circa 80.000 turisti ufficiali, un flusso enorme a cui risponde con oltre 300 strutture ricettive e 3.000 posti letto. Barolo – circa 700 abitanti – riceve il 20% dei 90.000 turisti e ha registrato una crescita del 60% rispetto ai valori pre-Covid. Sull’Etna il turismo invece si differenzia e pare essere più qualificato e raffinato, proveniente soprattutto dall’estero, tanto che oggi circa il 60% delle 150 aziende di filiera organizza tour e degustazioni guidate.

A tal proposito anche il ministro Francesco Lollobrigida commenta: “il settore vinicolo è un traino importante per il Made in Italy nel mondo […] non solo a livello culturale e ambientale, ma anche sul piano economico, in quanto il settore vinicolo è un asset strategico per l’occupazione e per l’export italiano nel mondo”.


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