Vendite al dettaglio, Istat: meno 0,4%. Giù anche gli alimentari
“Gli italiani, avendo finiti i soldi, continuano a non spendere, persino per prodotti necessari come gli alimentari”: così l’Unione Nazionale Consumatori legge i dati diffusi oggi dall’Istat sulle vendite al dettaglio Una fotografia invero piuttosto sconsolata, se si considera che a marzo 2017 il livello delle vendite al dettaglio è stabile rispetto al mese precedente ed è in calo dello 0,4% rispetto a marzo 2016. Su base mensile, le vendite alimentari e non alimentari sono di fatto invariate. Risulta, invece, in contenuta crescita il volume delle vendite (+0,2%), come sintesi di un aumento dello 0,3% per i prodotti alimentari e dello 0,1% per quelli non alimentari.
Nel complesso, nel primo trimestre del 2017 il valore delle vendite cresce dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, mentre i volumi sono quasi stazionari (+0,1%). Nello stesso periodo, le vendite di beni alimentari registrano una crescita dell’1,4% in valore e una variazione nulla in volume; quelle di beni non alimentari aumentano dello 0,3% sia in valore sia in volume.
Su base annuale, le vendite al dettaglio calano dello 0,4% in valore e dell’1,4% in volume. Gli italiani acquistano meno cibo: per i prodotti alimentari c’è una diminuzione dell’1,8% in valore e del 4,5% in volume mentre le vendite di prodotti non alimentari sono in aumento dello 0,3% in valore e dello 0,6% in volume. Rispetto al 2016, fra i prodotti non alimentari il calo più consistente riguarda Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (-2,8%), Cartoleria, libri, giornali e riviste (- 2,2%) ed Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-2%) mentre gli aumenti maggiori ci sono per Prodotti farmaceutici (+2,2%) e Abbigliamento e pellicceria (+1,4%). Le vendite sono stabili nei piccoli negozi (+0,1%) mentre diminuiscono nella grande distribuzione (-1,1%).
“Il Paese è fermo, quando non arretra – dice il presidente dell’UNC Massimiliano Dona davanti ai dati Istat – Se, per una volta, non peggiorano le vendite dei piccoli negozi, anche se registrano un insignificante +0,1%, la grande distribuzione registra un consistente calo dell’1,1%. Nonostante le offerte promozionali, gli ipermercati hanno addirittura un tracollo del 3,2%. Solo i discount continuano a reggere. Insomma, gli italiani, avendo finiti i soldi, continuano a non spendere, persino per prodotti necessari come gli alimentari. Gli sconti sono ormai insufficienti. Quello che serve è una riforma fiscale che ridia capacità di spesa alle famiglie”.