Stime Istat: a gennaio inflazione stabile a più 0,7%
Inflazione stabile a gennaio, a più 0,7% rispetto allo stesso mese del 2013, e carrello della spesa che aumenta dell’1,1%, in leggera flessione rispetto al più 1,2% di dicembre: sono le stime preliminari sui prezzi al consumo rese note oggi dall’Istat. Secondo l’Istituto di statistica, a gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di gennaio 2013 (lo stesso valore registrato a dicembre).
Spiega l’Istat: “A determinare la stabilità dell’inflazione sono, da un lato, l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti e l’ulteriore riduzione della flessione di quelli dei Beni energetici non regolamentati, dall’altro, i rallentamenti delle dinamiche inflazionistiche di gran parte delle rimanenti tipologie di beni e servizi, il più marcato dei quali interessa gli Alimentari freschi”. Il rialzo mensile dell’indice generale è dovuto sia a fattori stagionali, che spiegano la crescita dei prezzi dei Vegetali freschi (+4,2%), sia agli aumenti congiunturali di buona parte delle altre tipologie di beni e servizi; a mitigare questo rialzo è il calo mensile dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-0,5%), anch’essi influenzati da fattori di natura stagionale. L’inflazione acquisita per il 2014 è pari allo 0,2%.
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto (il carrello della spesa) aumentano dello 0,3% su base mensile e dell’1,1% su base annua (in attenuazione dal +1,2% di dicembre). Nel confronto annuale, i maggiori rincari si registrano per Trasporti (+1,5%), Istruzione (+1,4%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,3%), Ricreazione, spettacoli e cultura, Servizi ricettivi e di ristorazione (per entrambe +1,2%) e Bevande alcoliche e tabacchi (+1,1%); quelli più contenuti per Servizi sanitari e spese per la salute (+0,3%) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,4%). I prezzi delle Comunicazioni risultano in marcata flessione (-10,2%).
Cosa ne pensano i Consumatori? Per il Codacons “era prevedibile che, con il crollo dei consumi in atto, l’inflazione non salisse. Anzi, logica vorrebbe che i prezzi scendessero. In ogni caso – aggiunge l’associazione – questa bassa inflazione, il valore più basso dal novembre 2009, tradotta in cifre equivale pur sempre, in termini di aumento del costo della vita, ad una stangata annua pari a 245 euro per una famiglia di 3 persone (valore calcolato sulla base del paniere Istat 2013 e non a quello nuovo reso noto oggi), 269 per una di 4 componenti. Una tassa invisibile che, per intenderci, è superiore al beneficio massimo che ci sarà in busta paga con la riduzione del cuneo fiscale, pari a 225 euro o all’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, il cui versamento medio è stato pari a 225 euro”.
Calcolano gli aumenti anche Federconsumatori e Adusbef: “Seppure ancora sottostimati, tali aumenti comportano su base annua un aggravio di 368 euro annui per una famiglia composta da tre persone. In ogni caso un aumento simile dei prezzi si conferma inammissibile e del tutto ingiustificato, a maggior ragione se si osserva l’andamento dei consumi nel corso degli ultimi anni”. Questi ultimi sono in continua flessione, stimata dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori in un meno 9,2% nell’arco dell’ultimo triennio, per una caduta della spesa delle famiglie pari a circa 65,4 miliardi di euro.
“È necessario che il Governo intervenga con la massima urgenza per fronteggiare una situazione divenuta ormai insostenibile per le famiglie e per l’intera economia. La continua diminuzione dei consumi, accelerata dall’aumento dei prezzi, continua infatti ad alimentare crisi, fallimenti, disoccupazione e cassa integrazione”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, che chiedono al Governo un intervento mirato al rilancio immediato del potere di acquisto delle famiglie ed alla ripresa dell’occupazione, in particolar modo quella giovanile.
A gennaio l’inflazione è ferma come lo sono i consumi, sottolinea Confesercenti: “I fattori stagionali e il trascinamento dal 2013 concorrono a mantenere stabile a gennaio il tasso di inflazione annuale e sembrano allontanare lo spettro della deflazione. Non si deve però abbassare la guardia: il tasso è infatti fermo su valori molto bassi, anche a causa di una domanda interna ancora molto debole e la cui ripresa si è ormai spostata nella parte finale del 2014. Per scongiurare del tutto la possibilità di deflazione dobbiamo far ripartire il mercato interno, attraverso il rilancio degli investimenti, a partire dalle opere pubbliche, e da una significativa diminuzione del carico fiscale su imprese e famiglie”.
Che i prezzi siano fermi al pari dei consumi viene sottolineato anche dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ricorda come la spesa alimentare abbia segnato una flessione di circa il 4% nel 2013. “Gli italiani sono diventati così attenti a economizzare che oggi quasi due famiglie su cinque tornano a fare la “scorta alimentare” come ai tempi di guerra e aumenta il tempo dedicato alla spesa – sottolinea la Cia- Dopo anni di dispense minime e acquisti quotidiani o settimanali, il bisogno di risparmiare allunga i tempi davanti allo scaffale del supermercato, con il 65% degli italiani che compara i prezzi con molta più attenzione rispetto al passato. Più in dettaglio, il fenomeno dell’accumulo delle scorte riguarda il 39% delle famiglie, che approfittano delle sempre più numerose “offerte speciali” per spendere di meno, soprattutto sui prodotti a media e lunga conservazione. D’altra parte, per aiutare le vendite, sono proprio le catene della Gdo oggi a ricorrere sempre più spesso alle promozioni, che a fine 2013 hanno superato il 30%. Vuol dire che ormai un prodotto su tre è acquistato per mezzo di uno sconto o un’offerta speciale”.