La forbice fra salari e prezzi si amplia e arriva al 2,1%. Per Federconsumatori e Adusbef, questa differenza vale oltre 600 euro in meno l’anno. Per Assoconsum, è la certificazione della perdita del potere d’acquisto delle famiglie. I dati resi noti oggi dall’Istat dicono che le retribuzioni contrattuali orarie a marzo restano ferme su febbraio e salgono solo dell’1,2% su base annua. È la crescita tendenziale più bassa dal 1983. La forbice tra aumento delle retribuzioni, pari al solo 1,2%, e inflazione (+3,3%) tocca il top dal 1995 con 2,1 punti percentuali.
Per Federconsumatori e Adusbef, “all’Istat è toccata la penosa conferma dell’ovvio: mentre le retribuzioni contrattuali di marzo passeggiavano a +1,2 % su base annua, l’inflazione  correva a +3,3%.  Un divario di 2,1 punti percentuali che non si vedeva dal 1995 e che vale 638 euro in meno all’anno”. Le due associazioni calcolano una perdita del potere d’acquisto pari a quasi il 10% rispetto al 2008, pari a poco più 3700 euro in meno per ogni famiglia. Per i presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, “per un periodo congruo, è necessario che non ci siano più aumenti della tassazione, a partire all’aumento programmato dell’ Iva dal 21 al 23%,  e che anzi, tutto ciò che viene recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale, venga restituito alle famiglie a reddito fisso”.
Anche Assoconsum sottolinea la perdita del potere d’acquisto delle famiglie. La crescita annua limitata all’1,2% significa che “su uno stipendio di 1.200 euro corrisponde a poco più di 14 euro”. E tutto questo si somma all’aumento del costo della carrello della spesa, che si attesta a più 4,6%. “Con i prezzi attuali, anche considerando i prodotti scontati e in offerta, una famiglia tipo di quattro persone si ritrova a spendere almeno 380 euro al mese – quindi almeno 4.560 euro annui – soltanto per comprare prodotti alimentari di base, come ortaggi, frutta, latticini, carne, zucchero, pasta, pane e uova”, ricorda Assoconsum. Sostiene la presidente Daniela Perrotta: “Senza un intervento immediato del governo per calmierare i prezzi ed evitare speculazioni, la situazione è destinata a peggiorare dopo l’estate, quando scatterà un ulteriore aumento dell’Iva al 23%: i prezzi dei prodotti alimentari lieviteranno di circa 200 euro su base annua”.


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1 thought on “Si allarga forbice fra stipendi e prezzi. Consumatori: crolla il potere d’acquisto delle famiglie

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