Nel mese di aprile, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), è aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,1% su base annua (era +1,0% a marzo), confermando la stima preliminare. Lo ha reso noto oggi l’stat secondo il quale a trainare la crescita dei prezzi sono soprattutto le dinamiche dei costi dei trasporti, che più volte abbiamo denunciato in vista dei rincari in occasione di Pasqua e dei ponti di tale periodo. Sarebbe il caso che il Governo indagasse meglio su tali aumenti e si decidesse ad operare per una riduzione delle accise sui carburanti, così come promesso in campagna elettorale. Il tasso relativo al carrello della spesa si attesta, invece, al +0,3%.

Con il tasso di inflazione a questo livello l’aggravio annuo per una famiglia tipo ammonta a circa 325,60 euro: un aumento insostenibile per le famiglie, i cui redditi non aumentano in misura proporzionale rispetto al costo della vita”, commenta Federconsumatori per la quale “la crescita economica è “un’illusione ottica”, per avviare una vera ripresa è necessario agire con coraggio e non esaltarsi al primo segnale positivo.

Come da previsioni i prezzi al dettaglio di aprile hanno risentito delle tensioni nel settore dei carburanti, con l’indice che sale al +1,1%”, spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. 

Il rincaro nel comparto “trasporti”, che ad aprile cresce complessivamente del +2,6%, “determina una “stangata” sui movimenti dei cittadini, e si traduce in una maggiore spesa pari a +138 euro su base annua per una famiglia con due figli solo per gli spostamenti”.

L’inflazione all’1,1% determina in generale una maggiore spesa pari a +429 euro annui per un nucleo con due figli (+338 la famiglia “tipo”), numeri, specifica l’associazione, destinati ad aggravarsi a causa delle ripercussioni che gli aumenti di benzina e gasolio avranno sui prezzi al dettaglio.


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