Negozi aperti o chiusi di domenica? Il tema continua a sollevare interventi, posizioni, commenti, obiezioni, idee. Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Pietro Praderi, presidente nazionale Lega Consumatori.

La Lega Consumatori, socia di Consumers’ Forum, esprime apprezzamento per l’iniziativa di confronto fra Federdistribuzione, Centromarca e Associazioni dei Consumatori con l’incontro di oggi in Via Scipioni a Roma sul tema della regolazione delle aperture dei centri commerciali.

La Lega Consumatori è interessata da sempre al dialogo con le rappresentanze dei negozi e dei centri commerciali e con la grande distribuzione, peraltro ha concreti punti di incontri nella sua attività di recupero ed utilizzo delle eccedenze alimentari data la sua azione di contrasto alle condizioni di vulnerabilità e povertà. In chiave di dialogo, la nostra associazione invita a riflettere sulla posta in palio con il tema della regolarizzazione degli orari dei negozi e dei centri commerciali nei giorni di domenica e delle feste civili. Esso va colto rispetto ai cittadini e alle famiglie con riferimento all’attuazione dell’art. 36 della Costituzione Italiana per il quale il lavoratore ha diritto al riposo settimanale, di norma la domenica.

Si tratta di una conquista civile, di portata storica bimillenaria, che anche le associazioni dei consumatori devono riconoscere e sostenere quale diritto da estendere il massimo possibile nella società.

Questo obiettivo non mette in discussione i lavori domenicali di servizio alle persone e alle famiglie nelle strutture sanitarie e nelle strutture di servizio culturali, ricreativo, di tempo libero e di festa. Sono invece in discussione le attività commerciali esperibili diversamente nei giorni feriali, negli orari allungati, il sabato.

La campagna organizzata soprattutto con la stampa sostiene che il ritorno alla regolamentazione dei giorni festivi produrrebbe una nuova disuguaglianza quella tra due categorie di lavoratori: quelli che lavorano la domenica e quelli a cui è vietato di farlo.

Come associazione di cittadini e di famiglie poniamo il tema di priorità di scelte di ordine sociale e civile e in questo quadro un conto è occupare le domeniche per il servizio diretto alle persone e un conto è impegnarle nel servizio alle merci che può essere dislocato in modo di tenere libera la domenica e la festa.

Questo perché è in gioco una mole di attività dove il lavoro domenicale coinvolge a fondo l’organizzazione familiare. Le lavoratrici nei supermercati sono il 70% del personale, molte sono madri e la loro assenza da casa nei giorni festivi crea scompensi e accentua le difficoltà delle famiglie. E’ assai difficile far coincidere tra moglie e marito i giorni di riposo compensativo e i figli durante la settimana vanno a scuola. La festa e la domenica sono luoghi e spazi insostituibili per la persona, di recupero del rapporto con se stesso, la propria coscienza e libertà, il rapporto di relazione con gli altri, la possibilità di coltivare l’arte, la cultura, l’impegno sociale, la partecipazione civica e religiosa e per la famiglia di vivere pienamente i valori della propria intimità affettiva e comunitaria, di vivere pienamente la propria vocazione.

Qui è il cuore del problema e il riconoscerlo nella sua fecondità è una acquisizione di civiltà; poi ci si può aprire alle mediazioni opportune e possibili.
Peraltro per tale acquisizione ci sono catene di grande distribuzione che esprimono con pagine pubblicitarie il sostegno alla regolamentazione degli orari di apertura dei centri commerciali oppure adottano di fatto la non apertura di domenica e nelle feste.

Come movimento consumerista rispettiamo le ragioni, diverse dalle nostre, che portano al mantenimento del noto decreto Monti, siamo disponibili ad aprire il confronto e il dialogo sui vantaggi della non regolarizzazione della domenica rispetto alla difficoltà perdurante delle persone e delle famiglie di arrivare a fine mese. Noi stiamo osservando le trasformazioni in atto nella struttura della distribuzione indotte proprio dall’accentuarsi della crisi in atto. Siamo disponibili altresì al dialogo di ampio respiro: a monte sui temi della produzione dei beni alimentari emersi nelle vicende del latte e dei suoi derivati, e a livello più impegnativo, anzi cronico, della produzione e della distribuzione della verdura e della frutta in Italia, con le implicazioni sulla condizione dei lavoratori nei campi e a valle sui temi degli sprechi, delle eccedenze alimentari e di altro genere, per contribuire, perché no, da posizioni diverse, verso obiettivi comuni di bene comune utili alla gente. Anche per questo apprezziamo l’incontro di oggi.

 

Pietro Praderi
Presidente Nazionale Lega Consumatori


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