Istat: a picco le vendite al dettaglio. I commenti dei Consumatori
Le vendite al dettaglio a febbraio 2013 registrano un’ulteriore caduta, diminuendo del 4,8% su base annua, con l’alimentare in calo del 4,0%. A rilevarlo è l’Istat. Ancora più marcata la diminuzione delle vendite di prodotti non alimentari (-5,3%). Rispetto a gennaio 2013, il calo delle vendite è dello 0,2%: aumentano le vendite di prodotti alimentari (+0,2%) e diminuiscono quelle di prodotti non alimentari (-0,3%) .Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con il mese di febbraio 2012, una diminuzione sia per la grande distribuzione (-3,5%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-6,0%).
Si tratta – commenta Confcommercio – del “nono calo consecutivo in termini congiunturali che segnala il permanere di una situazione di estrema criticità dei consumi delle famiglie confermando il perdurare della fase di eccezionale calo della domanda interna avviatasi nella seconda parte del 2011 che coinvolge, ormai, in modo diffuso tutti i prodotti e tutte le tipologie distributive”.
Nei primi due mesi del 2013 l’indice grezzo diminuisce del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2012. Le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione del 2,9% e quelle di prodotti non alimentari del 4,2%. Nel confronto con febbraio 2012 si registra una diminuzione del 3,5% per le vendite delle imprese della grande distribuzione e del 6,0% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Nella grande distribuzione le vendite diminuiscono, in termini tendenziali, del 3,1% per i prodotti alimentari e del 4,2% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano un calo più marcato: -6,5% per i prodotti alimentari e -5,8% per quelli non alimentari.
“Quella dell’Italia è una crisi di consumi” commenta il Codacons che “chiede al prossimo presidente incaricato di concentrare le scarse risorse pubbliche disponibili in un dl salva famiglie. E’ necessaria una svolta, un cambio di rotta, un’inversione ad U che dia fiducia e speranza alle famiglie – aggiunge l’Associazione – Altrimenti i consumi resteranno comunque al palo e saranno rinviati a tempi migliori. Si tratta, quindi, non solo di rinviare l’aumento dell’Iva al 22%, ma anche di ridurre l’aliquota base dell’Imu sulla prima casa almeno per le categorie catastali da A2 ad A6, compensando con un aumento dell’aliquota base per chi ha da 3 case in su, di eliminare le commissioni di istruttoria veloce, di rivalutare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici, di ridurre le imposte su luce e gas, di eliminare le spese di chiusura dei contratti telefonici, di sterilizzare gli aumenti dei carburanti con un’accisa mobile, di rinviare sine die la Tares, di bloccare per almeno due anni tutte le tariffe, dall’acqua ai pedaggi autostradali e così via”.
Dello stesso avviso Federconsumatori secondo cui “la grave situazione che il Paese si trova di fronte richiede anche interventi urgenti sul versante dello sviluppo e dell’occupazione, ecco perché chiediamo che le prime misure all’ordine del giorno del nuovo esecutivo prevedano un serio piano per la ripresa degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, nonché un allentamento dei patti di stabilità degli Enti Locali, per dare possibilità di interventi per il rilancio occupazionale”.