Tempo di libri, Istat: l’identikit di dei lettori “forti”, “medi” e “deboli”
La lettura è una passione giovane che si impara da piccoli e che non si abbandona più per la vita. Il 69,7% dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 14 anni hanno fatto di questo “passatempo” la cifra dei loro anni. Sono lettori “forti”, ossia quelli che per definizione leggono in media tra i 10 e i 12 libri all’anno, e hanno ripreso questa sana abitudine dai loro genitori.
Questo incoraggiante dato, che vede gli adolescenti italiani incollati alle pagine di un libro e non solo allo schermo di uno smartphone, proviene dalla fiera dell’Editoria Italiana “Tempo di Libri” che si sta svolgendo a Rho. Nel corso di un incontro che si svolto questa mattina, l’indagine condotta dall’Istat ha cercato infatti di rispondere alla domanda: Chi è il lettore di libri in Italia?
La prevalenza resta ancora il “lettore debole”: il 18,3% della popolazione ha letto al massimo 3 libri in un anno, mentre il 16,5% sono lettori “medi” con 4-11 libri letti in un anno. I lettori “forti” sono la parte minore, ovvero il 5,7%.
Ad essere rapite da storie e avventure sono di più le donne rispetto agli uomini. Dal 1988, cioè all’indomani delle grandi trasformazioni sociali e culturali che avevano attraversato il nostro Paese tra anni Sessanta e Settanta, la popolazione femminile ha sorpassato nella lettura di libri quella maschile. Le diversità uomo/donna si sono amplificate nel tempo: nel 2016 la differenza a favore delle donne lettrici è del 13,6%.
Cambia la gestione del tempo. Internet e le nuove tecnologie hanno modificato la gestione del tempo ma i lettori di libri sono anche buoni utilizzatori della rete e delle sue potenzialità. Infatti la maggior parte dei lettori è potenzialmente sempre connesso.
“Il tema della lettura“, ha commentato Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio studi AIE e curatore del programma professionale di Tempo di Libri, “cioè l’allargamento del mercato da una parte e dall’altra l’aumento dell’intensità di lettura di libri, rimane il problema centrale del nostro mercato, al di là di considerazioni di carattere sociale e di inclusione che si devono e si possono fare. Continuiamo a essere un mercato piccolo per confrontarsi con le altre grandi editorie europee. I bassi indici di lettura a loro volta influiscono sui fattori di innovazione del Paese e sulla sua crescita economica”.
Tra lettori forti, medi e deboli, permane tuttavia una consistente fetta di non lettori: 4 milioni in più rispetto al 2010. Nel 2016 sono circa 33 milioni le persone con più di 6 anni che non hanno letto nemmeno un libro di carta in un anno, cioè il 57,6% della popolazione.
I non lettori aumentano con l’età: sono il 46,8% nella fascia 11-14 anni, diventano il 61% tra 65-74 anni e il 73,5% tra 75 anni e più, anche perché il titolo di studio risulta essere più basso.
L’elemento interessante che emerge da questa indagine è che i non lettori non sono aumentati solo tra le categorie culturalmente più “disagiate”. I non lettori sono aumentati, invece, tra le persone con i consumi culturali affluenti: tra coloro che vanno al cinema o a teatro, frequentano i musei, le mostre, i concerti, leggono i quotidiani, usano Internet e le nuove tecnologie. Ad esempio tra chi ha seguito tre o più tipi di spettacoli fuori casa (tra cinema, teatro, musei, mostre e monumenti) i non lettori sono il 28,2% nel 2016 (nel 2010 era il 21,7%). Tra chi usa Internet tutti i giorni i non lettori sono 45,6%, mentre erano il 30,9% nel 2010 e tra chi svolge attività di comunicazione e socializzazione su Internet i non lettori sono il 47,7%, (erano il 33,2% nel 2010).