Rapporto annuale Istat: il 2022 segnato dai rincari, giovani vulnerabili

Rapporto annuale Istat: il 2022 segnato dai rincari, giovani vulnerabili (foto Pixabay)

Nel 2022 sono sorte nuove criticità post pandemia, che l’Istat ha illustrato stamattina nel corso della presentazione del “Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese”.

Criticità che partono dal forte rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, che, accentuato dal conflitto in Ucraina, ha condizionato l’evoluzione dell’economia, con rilevanti aumenti dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le famiglie. L’andamento dell’inflazione avrà ripercussioni anche nel prossimo futuro, secondo l’analisi Istat, nonostante l’attenuarsi della fase più critica della crisi energetica nel primo trimestre 2023.

Non mancano, tuttavia, segnali favorevoli. Nel 2022 è proseguita la fase di recupero dell’attività produttiva iniziata nel primo trimestre 2021 – sottolinea l’Istat. Inoltre a fine anno il saldo commerciale è tornato in attivo.

Nel primo trimestre 2023 si registra anche una dinamica congiunturale positiva per il Pil, superiore a quella delle altre economie dell’Unione europea, trainata soprattutto dal settore dei servizi. La manifattura mostra invece segnali di rallentamento.

 

Fonte: Infografica Rapporto annuale Istat
Fonte: Infografica Rapporto annuale Istat

 

Rapporto annuale Istat, benessere dei giovani tra i più bassi in Europa

Secondo quanto emerso dal Rapporto Istat, gli indicatori che riguardano il benessere dei giovani in Italia sono ai livelli più bassi in Europa.

Nel 2022 quasi un giovane su due (47,7 per cento dei 18-34 enni) mostra almeno un segnale di deprivazione in uno dei domini chiave del benessere (Istruzione e Lavoro, Coesione sociale, Salute, Benessere soggettivo, Territorio). Di questi giovani oltre 1,6 milioni (pari al 15,5 per cento dei 18-34enni), sono multi-deprivati ovvero mostrano segnali di deprivazione in almeno 2 domini. In particolare, i livelli di deprivazione e multi-deprivazione sono più alti nella fascia di età 25-34 anni, che risulta la più vulnerabile.

“In Italia – analizza l’Istat – il meccanismo di trasmissione intergenerazionale della povertà (trappola della povertà) è più intenso che nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea: quasi un terzo degli adulti (25-49 anni) a rischio di povertà proviene da famiglie che, quando erano ragazzi di 14 anni, versavano in una cattiva condizione finanziaria”.

Critica anche la situazione delle strutture scolastiche. La maggior parte degli edifici scolastici statali non dispone di tutte le attestazioni relative ai requisiti di sicurezza: le certificazioni sono detenute da poco meno del 40% dei casi. Poco più di un terzo degli edifici scolastici, statali e non, è privo di barriere fisiche, con una forbice di quasi 8 punti tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno a sfavore di quest’ultimo, e solo il 16% delle scuole dispone di “segnalazioni visive” per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le “mappe a rilievo e i percorsi tattili“, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti solo nell’1,5% delle scuole.

Cittadini preoccupati per l’ambiente

Secondo il Rapporto annuale Istat, le tematiche ambientali si collocano ai primi posti tra le principali preoccupazioni dei cittadini. Infatti, nel 2022 oltre il 70% dei residenti in Italia, dai 14 anni in su, considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie.

Tra le maggiori criticità dell’ambiente italiano, si dedica particolare attenzione alla scarsità delle risorse naturali, con particolare riguardo all’acqua; alle emissioni di gas climalteranti, alla mobilità e agli effetti della qualità dell’aria. Tra le azioni messe in campo viene riportato il quadro dell’espansione dei boschi e delle aree protette, sia terrestri sia marine, la gestione dei rifiuti solidi urbani e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

Sul fronte mobilità, emerge che circa un terzo delle famiglie è insoddisfatto dei trasporti pubblici: prima della pandemia, nel 2019, il 33,5 per cento dichiarava molta o moltissima difficoltà di collegamento nella zona in cui risiede; è il peggiore dato degli ultimi dieci anni (29,5% nel 2010).

Contestualmente, rimane elevata la quota di coloro che usano abitualmente il mezzo privato per raggiungere il luogo di lavoro (74,2%) e rimane bassa la quota di studenti che usano solo i mezzi pubblici per recarsi al luogo di studio (28,5%).


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