
Pesca e acquacoltura in crescita, la FAO promuove la gestione sostenibile delle risorse ittiche (Fonte: Pixabay)
Pesca e acquacoltura in crescita, la FAO promuove la gestione sostenibile delle risorse ittiche
Secondo la FAO la crescita della produzione da pesca e acquacoltura fornisce un contributo fondamentale alla sicurezza alimentare globale, tuttavia è necessario muoversi verso una gestione più sostenibile delle risorse ittiche, per salvaguardare la biodiversità
La crescita dell’acquacoltura, in particolare in Asia, ha portato la produzione totale da pesca e acquacoltura a livelli record: parliamo di un massimo storico di 214 milioni di tonnellate nel 2020, di cui 178 milioni di tonnellate di animali acquatici e 36 milioni di tonnellate di alghe. È quanto emerso dal Rapporto FAO “The State of World Fisheries and Aquaculture” (SOFIA), presentato ieri.
La crescita del settore pone inevitabilmente la questione della sostenibilità delle risorse ittiche; la FAO stessa ritiene che siano necessari cambiamenti volti ad ottenere un settore della pesca e dell’acquacoltura più sostenibile, inclusivo ed equo, per garantire a tutti l’accesso al cibo e, allo stesso tempo, salvaguardare gli habitat e la biodiversità.
Pesca e acquacoltura, aumenta il consumo di pesce
Secondo la FAO, il pesce e gli altri alimenti di origine acquatica forniscono un contributo sempre più importante alla sicurezza alimentare e alla sana nutrizione. Il consumo globale di tali prodotti (escluse le alghe) è aumentato a un tasso medio annuo del 3,0% dal 1961, raggiungendo 20,2 kg pro capite, più del doppio del consumo negli anni ’60.
Nel 2020, in particolare, sono state consumate oltre 157 milioni di tonnellate di animali acquatici, ossia l’89% della produzione, un volume leggermente superiore rispetto al 2018, nonostante l’impatto della pandemia di COVID-19. Inoltre gli alimenti di origine acquatica hanno contribuito per circa il 17% alle proteine animali consumate nel 2019, raggiungendo il 23% nei Paesi a reddito medio-basso e oltre il 50% in alcune parti dell’Asia e dell’Africa.
La crescente domanda di pesce e altri alimenti di origine acquatica modifica, dunque, il settore della pesca e dell’acquacoltura. Secondo il Rapporto SOFIA 2022, il consumo dovrebbe aumentare del 15% per fornire in media 21,4 kg pro capite nel 2030. E la produzione totale di animali acquatici dovrebbe raggiungere i 202 milioni di tonnellate nel 2030, principalmente per via della continua crescita dell’acquacoltura, che dovrebbe raggiungere i 100 milioni di tonnellate per la prima volta nel 2027 e i 106 milioni di tonnellate nel 2030.
L’acquacoltura, infatti, è cresciuta più velocemente rispetto alla pesca di cattura negli ultimi due anni e si prevede che si espanderà ulteriormente nel prossimo decennio – spiega la FAO. – Nel 2020 la produzione ha raggiunto 87,5 milioni di tonnellate, il 6% in più rispetto al 2018. Allo stesso tempo, però, la produzione della pesca da cattura è scesa a 90,3 milioni di tonnellate, con un calo del 4,0% rispetto alla media dei tre anni precedenti.

FAO: è necessaria una “trasformazione blu”
Alla luce di tutti questi dati, secondo il Rapporto SOFIA 2022 la sostenibilità delle risorse ittiche resta una preoccupazione significativa, con la percentuale di stock pescati in modo sostenibile che scende al 64,6% nel 2019, con un calo dell’1,2% rispetto al 2017.
Allo stesso tempo, però, il rapporto mostra che l’82,5% del volume di pesce sbarcato è stato pescato in modo sostenibile, con un aumento del 3,8% tra il 2017 e il 2019. Secondo il rapporto, questa tendenza positiva riflette i miglioramenti nella sostenibilità delle attività di pesca.
La FAO promuove, quindi, la strategia della “Trasformazione blu” (Blue Transformation): un processo a tappe che mira alla trasformazione dei sistemi alimentari dal 2022 al 2030.
Pesca e acquacoltura, MSC: Mediterraneo e Mar Nero tra le aree più in sofferenza
“Il rapporto SOFIA sullo Stato della Pesca e dell’Acquacoltura mondiale 2022 pubblicato dalle Nazioni Unite mostra una continua pressione sulle popolazioni ittiche mondiali”, ha commentato l’organizzazione no profit MSC Marine Stewardship Council, che sostiene la “Trasformazione Blu” e si unisce all’appello della FAO per porre fine alla pesca eccessiva.
“Il rapporto evidenzia chiaramente come la gestione sostenibile della pesca possa garantire il futuro delle popolazioni ittiche globali. È estremamente incoraggiante l’aumento di quasi il 4% dello sbarcato da pesca sostenibile tra il 2017 e il 2019 – ha commentato Rupert Howes, CEO di Marine Stewardship Council. – Tuttavia, il continuo incremento delle popolazioni ittiche che presentano livelli biologicamente insostenibili ci conferma che è necessario intervenire più rapidamente per salvare le risorse ittiche, che oltre a costituire un patrimonio ambientale inestimabile, rappresentano la sicurezza alimentare per milioni di persone in tutto il mondo”.
“Siamo veramente dispiaciuti di vedere ancora una volta il nostro mare ai vertici della classifica delle aree più in sofferenza per la salute delle popolazioni ittiche”, afferma Francesca Oppia, Direttrice del programma MSC in Italia.
Nel Mediterraneo e nel Mar Nero, infatti, continua a crescere la percentuale di popolazioni ittiche pescate a livelli non sostenibili, che passa dal 62,5% del SOFIA 2020 al 63,4% del rapporto 2022.
Secondo la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (General Fisheries Commission for the Mediterranean, GFCM) – spiega MSC – la mortalità per pesca complessiva per tutte le risorse messe insieme è stimata a quasi 2,5 volte superiore ai punti di riferimento sostenibili. La maggior parte delle popolazioni ittiche importanti dal punto di vista commerciale continua a essere pescata al di fuori dei limiti biologicamente sostenibili, compresi gli stock di nasello (Merluccius merluccius), rombo (Scophthalmus maximus) e sardina europea.
