Nel mese di ottobre l’inflazione rialza la testa e i prezzi crescono del +1,6% su base annua. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) mostra che la leggera ripresa dell’inflazione si deve principalmente all’impennata dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +5,6% di settembre a +10,7%) e all’accelerazione dei prezzi dei servizi vari (da +0,5% a +2,3%), in parte mitigate dal rallentamento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (che passano da +2,4% a +0,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +2,5% a +1,8%).

Lo evidenzia l’Istituto Nazionale di Statistica secondo il quale la stabilità congiunturale dell’indice generale dei prezzi al consumo è la sintesi di dinamiche opposte. La crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+5,8%) e, in misura più contenuta, di quelli non regolamentati (+1,4%), è infatti bilanciata dalla flessione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-2,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,7%), per lo più imputabile a fattori di tipo stagionale.

Si attenuano le tensioni sui prezzi dei prodotti di largo consumo: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano da +1,5% a +0,7%, attestandosi al di sotto, quindi, dell’inflazione generale, mentre i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +2,3% a +2,0%, con una crescita più sostenuta di quella dell’indice generale dovuta soprattutto ai beni energetici non regolamentati

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dell’1,7% su base annua (in accelerazione da +1,5% di settembre), confermando la stima preliminare.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione nulla su base mensile e cresce dell’1,5% rispetto a ottobre 2017.

Per il Codacons, tutto questo si traduce in una spesa media di 625 euro annui in più per una famiglia con due figli. “Come da previsioni i rialzi nel settore energetico e i rincari delle tariffe luce e gas hanno spinto verso l’alto l’inflazione”, spiega il presidente Carlo Rienzi.

In particolare vola il comparto “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” che fa segnare l’incremento tendenziale più alto (+4,8%), traducendosi in una “batosta” da +245 euro in più annui per una famiglia con due figli.

“I rincari nel settore energetico, cui si associa la corsa dei prezzi dei carburanti, pesano come un macigno sulle famiglie italiane perché sono spese primarie non evitabili e hanno ripercussioni sui costi relativi alla casa, colpendo in particolare i ceti a reddito medio-basso e i nuclei numerosi”. prosegue Rienzi. “Per questo chiediamo al Governo di realizzare l’annunciato taglio delle accise sulla benzina, e di intervenire contro le speculazioni che si registrano nel mercato dell’energia e che portano ad incrementi artificiosi delle tariffe”.

In base ai calcoli di Federconsumatori, il tasso di inflazione a questi livelli comporta aggravi di circa 474 euro annui a famiglia. Tale aumento si rivela maggiormente incongruente e grave alla luce degli indicatori che testimoniano come le famiglie si trovino ancora in forte difficoltà a far fronte alle spese quotidiane. “Una difficoltà che è motivata principalmente dal divario tra l’incremento della spesa e quello, ancora esiguo e insufficiente, dei redditi”, affermano dall’associazioni.

“Da un nostro recente studio è infatti emerso come dal 2013 al 2018, vi sia stata una crescita del reddito medio del +4,4% (3,8% al netto dell’inflazione), a fronte di un aumento della spesa del +6,4%. La spesa cresce più velocemente del reddito, specialmente per i redditi medio- bassi”.


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