Istat: a novembre produzione industriale segna+0,7% ma calano beni di consumo
Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, la produzione industriale nel mese di novembre 2016 segna un aumento dello 0,7% rispetto ad ottobre 2016 e del 3,2% rispetto a novembre 2015. Nella media del trimestre settembre- novembre 2016 la produzione è aumentata dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.L’indice destagionalizzato mensile presenta variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dell’energia (+2,4%), dei beni intermedi (+1,1%) e dei beni strumentali (+0,8%); diminuiscono invece i beni di consumo (-0,9%).
Per quanto riguarda i settori di attività economica, a novembre 2016 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+14,5%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+6,7%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+5,8%).
Il rialzo della produzione industriale è sicuramente un dato positivo accolto con favore dalle associazioni dei consumatori sebbene, come sottolinea Massimiliano Dona, presidente di Unione Nazionale Consumatori, “ci sono ancora molte ombre da considerare, come dimostra la flessione dei beni di consumo, scesi in un solo mese dello 0,9%, la vera cartina di tornasole della condizione delle famiglie. A trainare la produzione infatti è ancora il comparto dell’energia”.
Federconsumatori e Adusbef invitano il Governo a valorizzare questo dato incoraggiante. “È questo, infatti, il momento per lanciare politiche dedicate alla ripresa occupazionale”, affermano le due associazioni, “La vera, grande priorità del nostro Paese è il lavoro. Restituire redditi, futuro e prospettive ai nostri giovani è un dovere morale, ancora prima che un elemento positivo in termini economici”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. Sono troppi, ancora, i giovani che riescono a mantenersi solo grazie al sostegno economico di genitori, nonni, parenti, con un onere a carico delle famiglie che le associazioni hanno stimato pari a 450 euro al mese. “Creare occupazione significa anche ridare ossigeno alla domanda interna: se l’occupazione tornasse al 6% (livello già allarmante a nostro avviso), il potere di acquisto delle famiglie aumenterebbe, solo in termini diretti, di oltre 40 miliardi di euro l’anno”.
Chiave di volta fondamentale sarebbe quindi quella di avviare investimenti e impiegare risorse nella ricerca, nello sviluppo tecnologico, nella modernizzazione, nella realizzazione di infrastrutture, nella messa in sicurezza antisismica, nonché nella valorizzazione dell’offerta turistica. “Questi”, spiegano, “Sono solo alcuni dei settori chiave su cui puntare per creare nuova occupazione per i giovani e aprire una nuova fase di crescita per l’Italia, quanto mai urgente e necessaria, vista la situazione di estremo disagio che molte famiglie, specialmente al Centro-Sud, ancora stanno vivendo”.
