Sopra i 34 anni, residenti in Lazio e al Sud oltre che nei piccoli comuni, per lo più lavoratori autonomi, salariati e ‘inattivi’ (pensionati, casalinghe, studenti, disoccupati). E’ questo l’identikit del consumatore medio che a causa della crisi ha dovuto ridurre i propri consumi alimentari. E’ quanto emerge dalla ricerca “Gli Italiani e i consumi alimentari nel fuoco della crisi” condotta da Astraricerche per conto di Granarolo e presentata oggi a Milano.
La crisi ‘picchia duro’ su molti prodotti di consumo quotidiano, delle 29 tipologie di prodotti considerati solo per 2 (frutta e specialmente verdure) è positivo il saldo tra chi aumenta e chi cala dalla primavera 2012, mentre per tutti gli altri prodotti, quelli in calo battono quelli in crescita (di poco per pasta, uova, latte ad alta digeribilità, latte UHT, acqua minerale, caffè, latte fresco, integratori alimentari; di più per cibi dietetici, pane, olio, yogurt; molto per surgelati, biscotti, formaggi, pesci, condimenti/sughi, vino; moltissimo per birra, cracker/snack salati, merendine, cioccolata, bevande gassate; ancora di più per gelati industriali, carne rossa, dolci/torte).
Nello stesso tempo gli Italiani hanno messo in campo strategie di sopravvivenza, non è solo questione di arretramento: mutano soprattutto i modelli di consumo. I consumatori danno più importanza al prezzo (80%) e dopo alla qualità (50%) del food & beverages.  E non solo. Si preoccupano, in maniera sempre più crescente, di ridurre gli sprechi: ben il 90%riferisce d’un maggior impegno proprio e dei propri familiari nel ridurre gli sprechi – con i maschi e i giovani lievemente sotto media. Come? Acquistando meno prodotti (52%), conservando e utilizzando gli avanzi (50%), acquistando confezioni più piccole (20%), facendo porzioni più piccole (16%) oltre che con molte altre tecniche minori.
Allo stesso tempo è in atto “un ritorno a casa”: la gente mangia assai di più in casa (64%) e meno al bar (67%) o al ristorante (66%) o in mensa (42%); preferisce i prodotti scontati/in promozione (60%); ‘taglia’ i cibi etnici (37%); recupera cibi e ricette tradizionali (29%); mangia e beve meno prodotti ‘bio’ (21%) o del commercio equo e solidale (20%).


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1 thought on “Granarolo: nuovi stili di consumo. Attenti più al prezzo che alla qualità

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