Consumi piatti a dicembre. Consumatori: interventi nel settore dell’economia e del lavoro
Consumi piatti a dicembre e in calo dello 0,4% nella media del 2011. A segnalarlo e’ l’indicatore Confcommercio (Icc) secondo cui “i dati registrati a dicembre, che appaiono meno negativi se confrontati con quelli dei mesi precedenti, vanno letti con estrema cautela”. In termini di media mobile destagionalizzata a tre mesi il dato segna un’ulteriore flessione, indicando anche nel quarto trimestre una riduzione dei volumi acquistati dalle famiglie. Alla luce degli indicatori congiunturali disponibili, la tenuta registrata dalla domanda sembra riflettere più il tentativo delle famiglie di tenere invariato il livello dei consumi in un periodo come quello delle festività di fine anno, che un’inversione di tendenza.
Il clima di fiducia delle famiglie, in termini destagionalizzati, si e’ attestato, invece, a gennaio 2012 sui valori minimi gia’ toccati a dicembre ed anche il sentimento delle imprese continua a segnalare un deterioramento.
Secondo Federconsumatori e Adusbef, i dati resi noti oggi da Confcommercio confermano “le previsioni dell’ O.N.F sui consumi in termini generali e in particolare su quelli di dicembre, mese in cui le spese natalizie hanno fatto registrare un calo del 19,2%”.
Le Associazioni sostengono che si tratta di “una situazione la cui gravità è sotto gli occhi di tutti e non aiuta la diminuzione del potere di acquisto delle famiglie: quest’ultimo è stato ridotto a livelli infimi sia da tutte le manovre finanziarie degli ultimi anni che dalla pericolosa ascesa dell’inflazione degli ultimi mesi, che può toccare, se non adeguatamente fermata, livelli del 4-5%. Ciò comporterebbe nel 2012 oltre alle ricadute economiche pari a 1.196 Euro per la manovra di riequilibrio dei conti, anche una stangata per aumento di prezzi e tariffe per ulteriori 1.350 Euro sul potere di acquisto”.
I presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, chiedono “manovre che spingano verso uno sviluppo economico attraverso processi di liberalizzazione più incisivi e investimenti soprattutto in innovazione e ricerca, per dare risposte anche ad una domanda angosciosa di lavoro proveniente soprattutto delle giovani generazioni”.
