La sharing economy e il consumo collaborativo come una sorta di quarta rivoluzione industriale: così si legge nel documento approvato dal Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) durante la sessione di novembre. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha preso atto del testo conclusivo della XVI Sessione programmatica Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) – Regioni su “Il ruolo delle associazioni dei consumatori nell’economia collaborativa” che si è svolto  lo scorso novembre.

sharing economyIl documento sottolinea quello che dovrebbe essere il ruolo delle associazioni dei consumatori nell’ambito della sharing economy: queste dovrebbero “favorire la comprensione delle opportunità per ridare slancio ad un sistema economico asfittico” e “monitorare per evitare pratiche scorrette, ma anche che si creino barriere all’accesso e nuovi monopoli”. Le associazioni dovrebbero “educare i consumatori a scegliere con consapevolezza le piattaforme su cui interagire”, nonché “promuovere la responsabilità, il rispetto delle regole e la trasparenza delle piattaforme”, “difendere gli interessi dei prosumers oltre che dei consumers” e infine “promuovere le forme di consumo collaborativo orientate al no profit, alla cooperazione, al dono ed alla solidarietà”.

Il documento chiede che venga riconosciuto un ruolo attivo alle associazioni di consumatori con la partecipazione diretta alla redazione delle linee guida di cui all’art. 8 della proposta di legge n. 3564, recante “Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione” e propone che il CNCU venga coinvolto nel gruppo di lavoro che si occupa delle linee guida destinate agli enti locali.

Si legge ancora nel documento: “Il ruolo delle associazioni dei consumatori deve essere quello di favorire la comprensione delle opportunità, di evitare la concorrenza sleale, ma anche che si creino barriere all’accesso ed essere soprattutto pronti a giocare un ruolo nuovo come organizzazioni di difesa degli interessi dei prosumers oltre che dei consumers, anche quando i prosumers sono impegnati come lavoratori ai quali vanno riconosciuti doveri e diritti. Il movimento consumerista deve promuovere la responsabilità delle piattaforme e una governance il più possibile democratica e contribuire a fugare il rischio di dare valore esclusivo alla considerazione che, della sharing economy, il consumatore apprezzi esclusivamente i prezzi bassi, mentre il consumo collaborativo può diventare una forma nuova di ridistribuzione della ricchezza e di integrazione del welfare, laddove lo stato sociale non riesce più ad arrivare, rinvigorendo la solidarietà, favorendo l’emersione dell’economia sommersa, insomma costituisce un po’ una quarta rivoluzione industriale”.


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