Menù a basso costo per cene e pranzi di Natale. Le famiglie stringono i denti, prese fra il clima di recessione, il peso delle imposte sui consumi e le condizioni economiche familiari, che fanno bastare a stento lo stipendio. Per questo si riduce drasticamente la spesa media per cena delle vigilia e pranzo di Natale. E le prelibatezze alimentari finiscono sotto l’albero come regalo natalizio.La fotografia di un Natale all’insegna della tradizione – perché nove italiani su dieci lo trascorreranno in casa propria o di amici – ma con un menù sempre più low cost è scattata da un’indagine Confesercenti-Swg: per la vigilia e il pranzo di Natale gli italiani spenderanno 2,3 miliardi di euro, 542 milioni di euro in meno rispetto al 2010.
È una flessione del 19%: quest’anno ciascuna famiglia spenderà in media 88 euro contro i 109 euro messi in budget nel 2010 e contro i 119 euro del 2009 (quest’ultimo è stato l’unico anno che, dal 2003 a oggi, ha fatto registrare un aumento della spesa media dedicata al menù delle feste). In particolare, il 57% del campione dichiara previsioni di spesa familiari fino a 75 euro; il 32% dichiara un budget fra 76 e 125 euro; il 10% pensa di spendere fino a 250 euro e solo l’1% prevede una spesa che superi quota 250 euro per cena della vigilia e pranzo di Natale. Qualcosa in più spenderanno solo i giovani: per  gli under 24 la spesa media sarà di 125 euro, mentre per i giovani tra i 25 e i 34 anni si arriverà a quota 101 euro.
In questo contesto, rileva Confesercenti-Swg, vino e leccornie varie diventano regali: cibi e vini verranno acquistati come regali dall’83% degli intervistati, battendo per la prima volta l’abbigliamento che, invece, quest’anno sarà il desiderio di un italiano su due (specie i più giovani), insieme ai libri o ai giocattoli, scelti entrambi da chi ha figli piccoli e che abbina i due tipi di dono.
Si taglia sulle spese perché mancano i soldi. Il 28% degli italiani intervistati dichiara che lo stipendio basta solo fino alla terza settimana del mese (l’anno scorso era il 20%) mentre il 10% non arriva alla seconda settimana.


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