Biologico, vendite trainate dai consumi fuori casa. I dati Nomisma a SANA 2023

Biologico, vendite trainate dai consumi fuori casa. I dati Nomisma a SANA 2023 (Foto di Peggychoucair da Pixabay)

Il biologico italiano continua a crescere. Il trend positivo è stato confermato dai dati presentati da Nomisma nell’ambito di SANA 2023, in occasione della prima giornata di Rivoluzione Bio 2023, gli Stati generali del biologico organizzati in collaborazione con FederBio e AssoBio.

L’analisi mostra, in particolare, un andamento positivo del mercato interno, grazie al traino dei consumi fuori casa (ristorazione commerciale e collettiva segnano un +18% sul 2022), e la ripresa a valore dei consumi domestici (+7% anno terminante luglio 2023 rispetto all’anno precedente), spinta dalle dinamiche inflattive, vista la lieve flessione riportata a volume in distribuzione moderna.

Il mercato del biologico in Italia

Nel 2022 – si legge in una nota –  le vendite alimentari bio nel mercato interno (consumi domestici e consumi fuori casa) hanno superato i 5 miliardi di euro e rappresentano il 4% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. In particolare, a trainare la crescita del mercato sono i consumi fuori casa, che sfiorano 1,3 miliardi di euro. Questi segnano una crescita del +18% rispetto al 2022, legata però al balzo in avanti dei prezzi, più che all’aumentare delle occasioni di consumo.

Fondamentale anche la ripresa dei consumi domestici che, dopo la leggera flessione dello scorso anno (-0,8% a valore rispetto al 2021), registrano una variazione del +7%. Anche in questo caso – sottolinea l’analisi – la crescita è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica dell’ultimo anno, confermata dal calo dei volumi in Grande Distribuzione (-3% le confezioni di prodotti bio vendute rispetto allo stesso periodo del 2022).

 

Le dimensioni del mercato bio (fonte SANA 2023)
Le dimensioni del mercato bio (Fonte: OSSERVATORIO SANA 2023 a cura di Nomisma – dati NielsenIQ, ASSoBIo, ICE Agenzia ITA.BIO)

 

I canali di vendita

Quanto ai canali di vendita, secondo i dati Nomisma la Distribuzione Moderna rimane il primo canale per gli acquisti di biologico degli italiani, pesando per il 58% del totale delle vendite legate ai consumi domestici degli italiani. Nel 2023 le vendite di biologico nel canale si attestano a 2,4 miliardi di euro (+8% rispetto al 2022). (Fonte: Nielsen IQ – dati Anno terminante luglio 2023 perimetro omnichannel)

In particolare, Iper e supermercati sono il canale che, all’interno della Distribuzione Moderna, veicola la maggior parte delle vendite bio. Al secondo posto per dimensioni troviamo i Discount e al terzo posto i Liberi Servizi.

Perché il consumatore acquista il biologico?

La salute è la prima motivazione che spinge i consumatori a scegliere i prodotti bio, ritenuti più sicuri rispetto a un prodotto convenzionale (27%). Segue la sostenibilità: il 23%, infatti, li ritiene più rispettosi dell’ambiente, il 10% del benessere animale e un ulteriore 10% fa riferimento alla sostenibilità sociale e intende sostenere i piccoli produttori.

Secondo l’analisi, quindi, le scelte di consumo confermano l’interesse nei confronti della sostenibilità per i prodotti agroalimentari: il consumatore da un lato è preoccupato per l’emergenza ambientale e i cambiamenti climatici (il 78% gli italiani ritiene che la situazione sia critica), dall’altro valuta la sostenibilità di un prodotto attraverso la provenienza, ricercando prodotti locali (51% utilizza tale elemento come criterio) o le caratteristiche del packaging (50%).

 

scelta del biologico
Fonte: OSSERVATORIO SANA 2023 a cura di Nomisma – Consumer Survey

 

A questi fattori – prosegue l’analisi – si affiancano anche valutazioni collegate alla presenza di certificazioni bio/equo solidali, che consentono l’identificazione della sostenibilità di un prodotto (26% dei consumatori), a cui si affianca anche una quota elevata (25%) di coloro che si affida a diciture genericamente green riportate in etichetta.

Il 40%, però, risulta confuso dalla presenza di molti green claim presenti in etichetta, tanto che il 3 % fa fatica a capire quale caratteristica o aspetto sia più determinante di altri nel definire la sostenibilità ambientale di un prodotto.


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