
Bio: Italia leader nel settore, ma vendite in leggero calo. Al via SANA 2022
Bio: Italia leader nel settore, ristorazione e discount trainano i consumi. Al via SANA 2022
L’Italia, con oltre 2 milioni di ettari, vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale. Dopo un inizio dell’anno con consumi statici legati al periodo di instabilità, il mercato del biologico si è ripreso negli ultimi mesi
Al via oggi SANA 2022, il Salone internazionale del biologico e del naturale, che si è aperta con la quarta edizione di Rivoluzione Bio, gli Stati generali del settore, promossi da BolognaFiere con la segreteria organizzativa di Nomisma – società che cura da diversi anni l’Osservatorio SANA.
SANA 2022, l’andamento del bio in Italia
Le anticipazioni dell’Osservatorio SANA diffuse nel mese di luglio avevano già confermato il ruolo leader dell’Italia nel settore, rilevando una flessione dei consumi bio dopo la crescita consistente legata alla pandemia. Dopo un inizio dell’anno con consumi statici, però, il mercato del biologico si è ripreso negli ultimi mesi.
L’Italia, con oltre 2 milioni di ettari, vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale, il 16%, contro il 10% della Germania e della Spagna, e il 9% della Francia, e detiene il primato in UE per numero di produttori biologici.
Nel 2021 le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno raggiunto 4,6 miliardi di euro e rappresentano il 3% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. Questo primato – spiega l’Osservatorio – è il risultato di un lungo periodo di crescita costante e della marcia in più legata al lockdown imposto dalla pandemia, che ha visto consolidare il bio per l’aumento dei consumi domestici e il bisogno di prendersi sempre più cura della propria salute soprattutto a tavola.
Dopo il biennio 2020-2021 in crescita, il contesto di instabilità con cui si è aperto il 2022 ha modificato le abitudini di consumo degli italiani, determinando una leggera diminuzione delle vendite a valore del biologico in grande distribuzione (pari al -0,5 % nell’ultimo anno); tendenza riscontrata anche in altri Paesi europei, con particolare riferimento alla Francia.
Tuttavia, come detto, il mercato del biologico si è ripreso negli ultimi mesi – secondo i dati elaborati da Nomisma e presentati oggi da AssoBio – registrando un incremento dai 4,7 miliardi di euro del 2021 ai 5 miliardi (+5%), per l’anno terminante a luglio.
I canali di distribuzione
Guardando ai canali, la distribuzione moderna mantiene a valore le dimensioni del 2021, pari a 1,8 miliardi di euro. Iper e supermercati veicolano la parte maggiore delle vendite (1,4 miliardi di euro), sebbene in leggero calo. Ma l‘incremento maggiore si registra nei discount (+14%), con vendite di biologico per un valore totale di 272 milioni di euro.
Bene anche il canale della vendita diretta (+5%) realizzata in mercatini e aziende, gruppi d’acquisto solidale, farmacie, parafarmacie ed erboristerie (771 milioni di euro in totale). In leggera sofferenza la categoria degli specializzati (-8%), che si attestano sui 916 milioni di euro, con una buona ripresa negli ultimi mesi. L’eCommerce, invece, continua a crescere, sebbene con ritmi minori rispetto allo scorso anno (+5%), per un valore totale di 78 milioni di euro.
D’altro canto, secondo i dati Nomisma per l’Osservatorio SANA, il mercato viene trainato dai consumi fuori casa, che hanno superato il miliardo di euro (+53%) grazie alla dinamica legata alla ristorazione collettiva (+20%) e a quella commerciale (+79%), con il rilancio di bar, ristoranti e mense dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Buoni risultati anche per l’export. Il biologico italiano continua a essere apprezzato sui mercati esteri e mette a segno una crescita dell’export del 16%, superiore rispetto all’anno scorso (+11%), per un valore complessivo di 3,37 miliardi di euro (+181% nel periodo 2008-2022). In particolare, i prodotti bio rappresentano oltre il 6% delle esportazioni totali dell’agroalimentare italiano, mentre nel comparto vino la quota raggiunge l’8%.
Il progetto INNOVABIO
Sviluppare un sistema di analisi integrato in grado di distinguere e di tracciare oggettivamente, a partire da dati e parametri chimici, i prodotti convenzionali – ottenuti cioè con fertilizzanti di sintesi – e quelli biologici, realizzati cioè con l’utilizzo di concimi organici ammessi e con l’applicazione di tecniche per la gestione della fertilità del suolo (rotazioni, introduzione di colture leguminose): questo l’obiettivo del progetto INNOVABIO, coordinato dal CREA, che domani presenterà al SANA i suoi risultati.
I ricercatori del CREA hanno messo a punto un sistema di analisi integrato, basato sull’individuazione di nuovi marker per distinguere se le produzioni biologiche certificate siano state ottenute con l’impiego di concimi organici azotati, ammessi dal metodo biologico, oppure con l’impiego di concimi azotati di sintesi. Pomodoro datterino in serra, finocchio e cavolfiore in pieno campo sono le colture studiate ai fini del progetto.
