Un nuovo aumento dell’Iva sarebbe “devastante” per la crisi dei consumi. Il quadro critico in cui versano le famiglie, con consumi tornati indietro di 30 anni e un carrello della spesa che costa sempre più, evidenzia che il peggio non è affatto passato. Per questo “appare impraticabile un ulteriore aumento dell’Iva dal 21 al 23% e dal 10 al 12%, aumento che sarebbe devastante per le famiglie, per i consumi e per le piccole imprese di distribuzione”.
A dirlo è il presidente della Federazione degli esercenti alimentari di Confesercenti,  Gian Paolo Angelotti: “La previsione di aumentare ulteriormente l’Iva è improponibile e avrebbe effetti dirompenti sulle tasche degli italiani, sui consumi e sull’intera economia. Soprattutto se combinato agli aumenti della tassazione locale e a quella sulla casa e delle altre commodity, oltre che delle tariffe – afferma il presidente Fiesa – La crisi si riflette inevitabilmente nel carrello della spesa, come notiamo quotidianamente,  ma il dato più preoccupante è che il peggio non sia alle spalle. Riteniamo infatti che l’incremento del costo della vita e  della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie facciano prevedere una nuova riduzione dei consumi”.
Alla base di queste considerazioni ci sono consumi in flessione nel settore dei prodotti alimentari, bevande e tabacchi – un calo che ha riportato il paese indietro di 30 anni – e i dati relativo all’aumento dell’inflazione e al maggiore costo del carrello della spesa, ormai a più 4,5% in un anno.  Per la sigla, in quest’ottica l’aumento dell’Iva che dovrebbe scattare dal primo ottobre è semplicemente “impraticabile”.


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