Frenano i consumi. Su base mensile sono in leggera flessione mentre il confronto annuale li vede stabili. Si attenuano insomma i segnali di ripresa e la famiglie attuano un comportamento incerto e prudente nei confronti del consumo. Così Confcommercio, che nell’ultimo indicatore sui consumi diffuso oggi registra a settembre una flessione dello 0,1% rispetto ad agosto e una variazione nulla su base annua. “Questo incerto comportamento delle famiglie riflette il progressivo deterioramento nel clima di fiducia, ad ottobre in diminuzione per il terzo mese consecutivo, consolidando un atteggiamento molto prudente nei confronti del consumo”, dicono da Confcommercio.

Nel dettaglio, la flessione su base mensile dello 0,1% deriva da un calo dello 0,1% della componente relativa ai beni e da una stasi della componente relativa ai servizi. Rispetto ad agosto ci sono piccoli aumenti solo per la domanda per gli alimentari, le bevande e i tabacchi (+0,3%), in recupero rispetto alla flessione di agosto, per la spesa per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+0,1%) e per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,1%). La spesa per i beni e i servizi per le comunicazioni è stabile dopo il lieve incremento di agosto. In flessione c’è la spesa per beni e servizi per la casa (meno 0,3%), per beni e servizi ricreativi (meno 0,2%) e per abbigliamento e calzature (meno 0,1%).

Su base annuale c’è invece stabilità. L’unico cambiamento di rilievo ha interessato la spesa per i beni e i servizi per la mobilità (+2,9%), anche se la dinamica è attenuata rispetto ad agosto. Incrementi di misura più contenuta hanno riguardato la domanda per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,7%) e la spesa per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+0,6%). La spesa si è ridotta in maniera significativa, rispetto a settembre del 2015, per i beni e i servizi ricreativi (-2,3%) su cui pesa il confronto con l’Expo, e per i beni e i servizi per la casa (-1,1%). Un ridimensionamento di minore entità ha interessato la domanda di alimentari, bevande e tabacchi (-0,5%), di abbigliamento e calzature (-0,3%) e di beni e servizi per le comunicazioni (-0,1%).

“Dopo il dato Istat delle vendite al dettaglio di agosto, diminuite sia in valore che in volume, sia su base mensile che annua, arriva un’ulteriore conferma della frenata dei consumi. Un fatto molto grave, considerato che rappresentano il 60% del Pil”, afferma Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, di fronte ai dati diffusi da Confcommercio. L’associazione si sofferma soprattutto sul calo annuale nei consumi degli alimentari. E spiega: “In particolare ci preoccupa il dato degli alimentari, scesi, in quantità, dello 0,5% rispetto a settembre 2015. Per quanto la riduzione sia minore rispetto ai beni e servizi ricreativi, diminuiti del 2,3% su base annua, si tratta di beni necessari i cui consumi sono già crollati dal 2007 ad oggi. Il calo della spesa alimentare – commenta Dona – è il miglior indicatore del fatto che le famiglie non hanno più soldi per arrivare a fine mese”.


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