Agricoltura biologica tra le priorità del semestre italiano: tra critiche e consigli
L’agricoltura biologica è al centro di una proposta di legge italiana sullo “Sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico”. Ed è stata anche al centro del primo Consiglio dei ministri europei (da quando l’Italia è a guida del semestre europeo). L’Italia ha illustrato le priorità per l’agricoltura: rivedere le norme sull’agricoltura biologica, le misure per i giovani e l’attenzione per Expo 2015. La Cia commenta: “Massima disponibilità a collaborare per rendere più incisiva l’azione italiana. Auguri al ministro Martina per questo nuovo impegno”.
L’auspicio della Cia è che il semestre di presidenza italiana sia l’opportunità per intervenire su alcune questioni fondamentali per l’agricoltura, come l’adozione di nuove e più efficaci misure per favorire l’accesso dei giovani nel settore. Altro aspetto importante è la possibilità di rivedere le norme che regolano il settore dell’agricoltura biologica. Apprezzamento per il programma del ministro Martina e le priorità indicate dalla presidenza italiana, sia per la centralità di Expo 2015 e per la sicurezza alimentare, sia per i dossier legislativi, che entrano nel vivo in questa fase. “Nell’ambito della riforma della legislazione sul biologico – sottolinea la Cia – è importante garantire delle regole chiare e forti per diversificare il settore biologico da quello convenzionale, innalzando così la fiducia dei consumatori per un comparto in grande crescita anche e soprattutto nel nostro Paese. Ottima – conclude la Cia – la volontà di approfondire la questione dei giovani agricoltori e riflettere sui possibili strumenti che integrino quelli già presenti nel primo e nel secondo pilastro della nuova Politica agricola comune”.
Non mancano, però, punti critici e problematiche come ha evidenziato il Codici durante l’audizione presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati con le Associazioni dei consumatori del CNCU, che si è svolta giovedì scorso. Il Codici, rappresentato da Matteo Pennacchia – settore agroalimentare – ha presentato agli atti della Commissione il proprio documento, in cui ha denunciato le criticità della proposta legislativa ed ha presentato anche emendamenti nell’ambito dell’etichettatura.
“La proposta di legge risulta confusionale e poco incisiva sia per i produttori che per i consumatori – si legge nella nota del Codici – C’è intenzione di creare un “comitato per l’agricoltura biologica”, il quale avrà l’onere di gestire l’intera disciplina nel mercato italiano, senza stabilire i criteri e le competenze richieste per le nomine, gettando un velo di ombra sull’organismo decisionale, ma soprattutto l’intento di frammentare il sistema decisionale dell’agroalimentare italiano. Avremo un “fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica” dotato di 37 milioni di € da utilizzare nel triennio 2014-2017, in cui non vengono menzionate le associazioni dei consumatori, enti portatori dell’interesse collettivo dei consumatori, impegnate quotidianamente nell’educazione alimentare su scala nazionale”. “Forse dovranno finanziare fondazioni, oppure associazioni costituite ad hoc? Su questo saremo ben attenti a vigilare”, commenta Matteo Pennacchia.
Sulla questione delle certificazioni dei prodotti biologici, la proposta di legge delega troppo gli enti privati, anche riguardo la questione dei prodotti biologici importati dai paesi terzi dell’UE, molto meno severi nel controllare come avviene nel nostro continente. Dalla proposta di legge, non emerge la rilevante questione della contraffazione alimentare, gravissimo problema del settore, che in Italia ogni anno muove 60 miliardi di euro: “sono previste solamente sanzioni amministrative da 3000 a 20000 euro per coloro che falsificano il marchio bio, inducendo le agromafie a perseverare il loro operato, a discapito dei consumatori”, continua Matteo Pennacchia.
Rilevante, infine, l’emendamento presentato dal Codici alla proposta di nuovo regolamento UE sulla disciplina biologica, relativo all’etichettatura in inglese che accompagnerà l’etichettatura già presente nella lingua di ogni paese membro: “visto l’aumento del 60% della mobilità europea negli ultimi 10 anni, è fondamentale garantire una trasparenza delle informazioni sull’etichettatura dei prodotti biologici pre-imballati, fornendo ad ogni cittadino europeo totale cognizione dell’acquisto ovunque si trovi”, conclude Matteo Pennacchia.