Prendiamo impegni. Troviamo soluzioni. Con questo slogan si apre oggi il 25° Forum della Pubblica Amministrazione. Il convegno inaugurale ha avuto quest’anno una veste del tutto nuova, per certi versi molto più aperta alle tecnologie della connessione e della condivisione. Un tentativo di andare immediatamente incontro alle esigenze di puro e radicale rinnovamento del sistema nel suo insieme. “Il problema fondamentale è che per troppo tempo lo Stato è stato percepito come un ostacolo alla vita quotidiana dei cittadini. Quando c’era di mezzo lo Stato, o qualcosa di statale, si pensava subito a lungaggini e complicazioni di ogni tipo.”, dichiara Marianna Madia, Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, intervenuta al Forum. “È proprio quest’idea che dobbiamo cercare di smantellare”.
L’amministrazione pubblica è un bene comune del Paese ed è un fattore decisivo per lo sviluppo e la messa in atto delle politiche. I timidi slanci di rinnovamento avuti negli ultimi anni non sembrano aver snellito più di tanto la macchina della pubblica amministrazione che appare ancora complessa e a tratti pachidermica. Le linee direzionali del cambiamento dovranno procedere lungo due vettori. Innanzitutto bisognerà cambiare la geografia istituzionale, ancora incentrata sugli Enti e non sule loro missioni, e poi occorrerà scongelare il pubblico impiego, del tutto privo di mobilità e blocco totale del turnover.
Nel corso del convegno si è quindi provato a declinare i vari aspetti del cambiamento che dovrà conciliare tutti e tre i soggetti nell’ambito della Pubblica Amministrazione: Stato, imprese e cittadini. Lo scopo sarà quello di creare una governance in cui lo Stato diventa partener di imprese e cittadinanza. La riforma della PA passa prima di tutto da una serie di interventi a livello di tecnologie da utilizzare. In quest’ambito da anni, le imprese Ict che collaborano con l’amministrazione si trovano di fronte un panorama di standard adottati molto eterogeneo che con consenta un’implementazione rapida di nuovi meccanismi di gestione digitale.
“A questo si aggiunga che il digital divide nel nostro Paese è tutt’altro che superato. Se dal punto di vista tecnico il territorio nazionale ha una buona copertura, l’uso che gli italiani fanno del web è limitato a categorie molto ristrette che prediligono l’entertainment piuttosto che le questioni che riguardano l’e- government”, spiega Simone Battiferri, Direttore Top Clients&Public Sector Telecom Italia. La riforma passa poi dalle persone che lavorano all’interno della PA. Vi è una sostanziale inamovibilità che bisogna superare: manca totalmente la meritocrazia, le competenze acquisite non vengono valutate adeguatamente e lo tzunami di adempimenti normativi impedisce ogni forma di iniziativa verso l’innovazione.
“La PA ha bisogno di manager competenti, che sappiano di digitalizzazione, e coloro che si dimostrano incapaci di ricoprire l’incarico ricevuto tornino pure a fare i funzionari”, dice Luca Attias, Direttore Sistemi informativi automatizzati della Corte dei Conti. Infine occorre rendere la PA più collaborativa, fare in modo cioè che il rapporto con i cittadini non sia più di tipo top-down ma che sia molto più paritario.
”Dovremmo provare a creare una piattaforma che generi senso di appartenenza e fiducia”, dice Marta Mainieri, scrittrice di un libro dal titolo “Collaboriamo” che ha per argomento il modo in cui social media possono aiutare a vivere meglio e a lavorare, “Per fare questo occorre regolamentare in maniera univoca, organizzare, agevolare l’accesso al credito per le nuove proposte di innovazione, formare adeguatamente il personale PA e infine promuovere e diffondere la cultura della collaborazione e della coesione sociale. Intervenendo su questi punti si potrà raggiungere l’obiettivo di una Pubblica Amministrazione più agile, veloce e vicina ai cittadini.
Di Elena Leoparco


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