Tor Bella Monaca (Roma), 51.000 firme per salvare il centro anti-violenza
Sono arrivate oltre 51.000 adesioni alla petizione lanciata su Change.org dalla responsabile e fondatrice del Centro di Supporto Psicologico Popolare (Cespp) di Tor Bella Monaca per chiedere al Sindaco di Roma di salvare la struttura e i servizi anti-violenza offerti in uno dei quartieri più a rischio della Capitale.
Questa mattina le organizzatrici del Centro di Supporto Psicologico di Tor Bella Monaca hanno presentato la petizione in una conferenza stampa a cui ha partecipato anche la Consigliera del Viminale per le politiche di contrasto alla violenza di genere e femminicidio, Isabella Rauti. “Abbiamo deciso di indire la conferenza stampa per presentare le oltre 51.000 firme raccolte con la petizione lanciata su Change.org e perché ci sembra doveroso parlare di indignazione perché questo centro totalmente autofinanziato è stato costretto a chiudere i battenti – dichiara Stefania Catallo, fondatrice del Cespp in apertura della conferenza – Nonostante le nostre richieste non si è risolto nulla. Abbiamo le serrande abbassate da dicembre e continuiamo a seguire le persone che assistevamo prima nelle nostre abitazioni per non interrompere il servizio. Il 14 aprile abbiamo inoltrato la richiesta di essere ricevuti dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché nessuno dal Comune di Roma ha mai risposto alle nostre sollecitazioni e ciò è dimostrato dal fatto che a questa conferenza non è venuto nessun rappresentante del Comune”.
“La storia delle attività del Centro la conoscevo anche prima, ma quando è stata lanciata la petizione su Change.org ho voluto sostenerla sia a livello personale sia per la mia responsabilità istituzionale – ha dichiarato Isabella Rauti durante la conferenza stampa – Voglio dare il mio contributo perché penso che se riuscissimo a trovare un luogo per il Centro e se questo fosse un bene confiscato alla mafia penso che avremmo fatto un servizio non solo al centro e ai suoi fruitori ma anche sul fronte della prevenzione della violenza contro le donne. Credo che l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati alla Mafia possa identificare un locale per il Centro che poi dovrà essere assegnato, in base all’iter, dal Comune di Roma. Credo che questa strada sia percorribile e noi dobbiamo trovare una casa per il centro. Continuiamo a sostenere la sottoscrizione che ha raggiunto oltre 51.000 firme perché questo sforzo non solo responsabiliza altre persone ma mantiene alta l’attenzione su questa questione”, ha concluso così il suo intervento Isabella Rauti.
“È sconcertante constatare come dopo mesi di richieste di incontri, iniziative e mobilitazioni le istituzioni locali ancora non abbiano capito che un centro di supporto psicologico per donne vittime di violenze debba avere una serie di requisti, come l’assoluta privacy dei propri utenti e la continuità del servizio, che uno sportello aperto solo alcune ore a settimana e condiviso con altre associazioni non può assolutamente garantire”, ha detto la Dottoressa Catallo.
Per accedere all’aggiornamento in tempo reale sull’andamento della campagna: www.change.org/