Il 57% dei lavoratori europei ritiene che le condizioni di lavoro siano peggiorate negli ultimi cinque anni, percentuale che sale all’85% fra gli italiani. Sebbene la maggior parte dei lavoratori sia soddisfatta delle proprie condizioni di lavoro – in termini di orario di lavoro, organizzazione, salute e sicurezza, rappresentanza, rapporto col datore di lavoro – con una percentuale media del 77% nell’Unione europea, ci sono profonde differenze fra gli Stati, con percentuali che vanno dal 94% della Danimarca al 38% della Grecia.
Secondo un’indagine Eurobarometro pubblicata oggi, che esamina come la qualità del lavoro sia stata colpita dalla crisi, solo il 53% dei lavoratori europei percepisce come soddisfacenti le condizioni di lavoro nel proprio paese, ma la maggioranza (57%) ritiene comunque che queste siano peggiorate negli ultimi 5 anni. In generale, la maggior parte dei lavoratori esprime un elevato livello di soddisfazione sul piano dell’orario di lavoro (80%) e della salute e sicurezza sul lavoro (85%). Guardando il flash Eurobarometro relativo all’Italia, emerge invece che il 73% degli intervistati (contro la media Ue del 43%) pensa che le condizioni di lavoro siano complessivamente negative; per l’85% le condizioni di lavoro sono peggiorate negli ultimi cinque anni, a fronte di una media europea che è, come detto, del 57%.
L’indagine è stata effettuata su 28 Stati membri. Numerose le differenze riscontrate: ad esempio, oltre l’80% degli intervistati in Danimarca, Lussemburgo, Finlandia e Paesi Bassi considera soddisfacenti le condizioni di lavoro nel proprio paese. In Danimarca il 94% dei lavoratori si dichiara soddisfatto delle proprie condizioni di lavoro; sono soddisfati 9 lavoratori su 10 in Austria e Belgio, l’89% in Finlandia, l’88% nel Regno Unito e in Estonia. Sull’altro versante si pone la Grecia, che ha registrato il grado di soddisfazione più basso a livello nazionale (16%) ed è l’unico paese in cui meno della metà degli intervistati è soddisfatto delle proprie condizioni di lavoro attuali (38%). Il grado di soddisfazione dei lavoratori risulta inoltre basso in Croazia (18%), Spagna (20%), Italia (25%), Bulgaria (31%), Slovenia, Portogallo e Romania (32% in ciascun paese), ma anche in Slovacchia (36%) e in Polonia (38%).
Spiega la Commissione europea: “Tali livelli di soddisfazione divergenti sono imputabili a svariati fattori: il contesto socio-economico influenzato dalla crisi, ma anche caratteristiche di natura più strutturale, quali il dialogo sociale, le politiche sociali e il diritto del lavoro, che possono rivelarsi più o meno solide a seconda delle situazioni nazionali nell’UE”. I risultati dell’indagine confluiranno nelle discussioni che si svolgeranno a Bruxelles il prossimo 28 aprile, quando si svolgeranno cinque workshop per discutere questioni legate alla salute e alla sicurezza sul lavoro, alla ristrutturazione, alla conciliazione tra vita professionale e vita privata, ai tirocini e alla dimensione internazionale dell’azione dell’UE in materia di condizioni di lavoro.
Ha commentato László Andor, Commissario UE per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione: “Proteggere e promuovere le condizioni di lavoro nell’UE significa prenderci cura del nostro capitale umano. Abbiamo un notevole patrimonio in termini di normative e politiche intese a garantire buone condizioni di lavoro che consentono di conseguire elevati livelli di soddisfazione tra i lavoratori europei. Ma si teme anche, e si tratta di un rischio reale, che le condizioni di lavoro risentiranno della crisi economica. Insieme con gli Stati membri e le organizzazioni di lavoratori e datori di lavoro dobbiamo rinnovare i nostri sforzi per mantenere e migliorare le condizioni di lavoro“.


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