Donne e parità di genere, Europa: c’è ancora molto da fare
L’uguaglianza di genere è nel DNA dell’Unione europea. Negli anni sono stati fatti numerosi passi avanti: il divario retributivo si è ridotto, è aumentato il numero di donne ai vertici delle aziende, ma molto rimane ancora da fare. Basta considerare che, al ritmo odierno, serviranno 30 anni per raggiungere l’obiettivo europeo di avere il 75% di donne occupate, 70 anni per far diventare realtà la parità retributiva e 20 anni (ancora) per una pari rappresentanza delle donne nei parlamenti nazionali.
Questo il quadro che emerge dalla Relazione annuale della Commissione europea sulle pari opportunità pubblicata oggi, che evidenzia i principali sviluppi delle politiche e della legislazione dell’UE sull’uguaglianza di genere dell’ultimo anno. Nel 2013 è infatti proseguita l’attività della Commissione europea per migliorare la parità fra uomo e donna, combattere la violenza, colmare il gap occupazionale, retributivo e pensionistico. Alcuni risultati sono stati raggiunti e il divario di genere si è andato riducendo, anche se con differenze notevoli fra i diversi Stati. Il tasso di occupazione delle donne è aumentato dal 58% del 2002 all’odierno 63% e, spiega la Commissione europea, “il contributo dei finanziamenti dell’UE è stato fondamentale: nel periodo di finanziamento 2007-2013 si stima siano stati stanziati 3,2 miliardi dai Fondi strutturali per strutture di assistenza all’infanzia e per promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, iniziative che hanno avuto un significativo effetto leva”.
La Commissione europea si è impegnata nella riduzione del divario retributivo, che si attesta ancora al 16,4% a livello europeo, e lo scorso marzo ha esortato gli Stati a compiere ulteriori progressi, raccomandando di migliorare la trasparenza retributiva per ridurre il divario di retribuzione tra donne e uomini. Un altro impegno dell’Europa è quello di “infrangere il soffitto di cristallo”, quell’insieme di barriere che si pongono come ostacoli insormontabili, ma all’apparenza invisibili, alla concreta possibilità di fare carriera nel campo del lavoro e di arrivare a posizioni di vertice: “La proposta di direttiva della Commissione, che fissa come obiettivo per il 2020 una percentuale del 40% di amministratori senza incarichi esecutivi del sesso sottorappresentato, ha compiuto buoni progressi nell’iter legislativo e ha ricevuto il sostegno convinto del Parlamento europeo a novembre 2013 – spiega la Commissione – Da quando, a ottobre 2010, la Commissione ha annunciato la possibilità di un’azione legislativa, si è registrato un continuo aumento della percentuale di donne nei consigli di amministrazione, passata dall’11% del 2010 al 17,8% del 2014. I progressi compiuti sono stati di 4 volte superiori rispetto a quelli registrati dal 2003 al 2010”.
Altro impegno ha riguardato la protezione delle donne e delle ragazze dalla violenza di genere attraverso norme, misure pratiche sui diritti delle vittime e un ampio pacchetto programmatico contro la mutilazione genitale femminile. Sul versante dell’assistenza all’infanzia, infine, dal 2007 la percentuale di bambini che frequentano strutture formali di assistenza è aumentata notevolmente, dal 26% del 2007 al 30% del 2011 per i bambini al di sotto dei tre anni e dall’81% all’86% per i bambini fra i tre anni e l’età della scuola obbligatoria .
Non basta, ovviamente. Rimangono da affrontare diverse sfide. Una riguarda proprio la parità di salari: le retribuzioni femminili sono ancora del 16% inferiori rispetto a quelle degli uomini per ora lavorata. Inoltre le donne tendono più spesso a lavorare a tempo parziale (il 32% contro l’8,2% degli uomini) e interrompono la carriera per occuparsi di altri membri della famiglia. Ne consegue un divario di genere pensionistico del 39%. Il tasso di occupazione femminile, ora al 63%, contrasta ancora contro il 75% di quello maschile ed è aumentato soprattutto per il peggioramento, causa crisi economica, dell’occupazione degli uomini.
La presenza di donne ai posti di comando è ancora poco diffusa: le donne costituiscono in media il 17,8% dei membri dei consigli di amministrazione delle maggiori società quotate in borsa, il 2,8% degli amministratori delegati, il 27% dei ministri e il 27% dei parlamentari. Il “tetto di cristallo”, insomma, va ancora sfondato.
Non va bene, poi, se si guarda alla violenza contro le donne: i risultati della prima indagine europea sul tema, fatta su interviste a 42 mila donne, mostrano che una donna su tre (33%) ha subito violenza fisica e/o sessuale dall’età di 15 anni.
Commenta la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia: “L’Europa promuove l’uguaglianza di genere dal 1957: è nel nostro DNA e la crisi economica non ha cambiato i nostri geni. Per noi europei l’uguaglianza di genere non è un optional o un lusso: è un imperativo. Possiamo essere orgogliosi dei risultati conseguiti dall’Europa negli ultimi anni. L’uguaglianza di genere non è un sogno remoto, ma una realtà europea sempre più concreta. Sono certa che insieme possiamo colmare il divario retributivo, occupazionale e decisionale ancora presente”.