equo compenso

“Il nuovo ministro per i Beni e le Attività Culturali Franceschini ha intenzione di firmare il decreto che aumenta l’equo compenso, un balzello su svariati dispositivi tecnologici, destinato ad arricchire di fatto solo le casse della Siae”: è quanto denuncia Altroconsumo, che contro questo aumento ha lanciato una petizione ad oggi firmata da 15 mila persone. Sul tavolo del Ministro dei beni e delle attività culturali c’è infatti il dossier sulla tassa che si applica ai dispositivi elettronici che funzionano anche da archivi digitali. Il balzello riguarda dunque smartphone, tablet, computer fissi e mobili, chiavette Usb, hard-disk esterni.
La questione in realtà si trascina da tempo. Un precedente decreto avrebbe innalzato le quote già imposte dal precedente decreto Bondi, portando i precedenti 80 milioni di prelievo annuo a oltre 200 milioni, ma il Ministro per i beni e le attività culturali Massimo Bray aveva deciso di sospendere il balzello in favore della Siae annunciando di voler sviluppare un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche siano cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come pretenderebbe la Siae. “Abbiamo chiesto al ministero di dirci se questa analisi di mercato è davvero stata fatta e, se sì, di poter vedere la documentazione e i risultati”, rende noto Altroconsumo.
La tassa ha l’obiettivo di risarcire Siae, autori ed editori dei mancati introiti derivanti da copie private di canzoni e film coperti da diritti d’autore e conservati su hard disk o chiavette elettroniche: una tassa, aggiunge Altroconsumo, che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori ma che di fatto va soprattutto agli artisti più importanti. A questo va inoltre aggiunto che chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti, per cui si troverebbe a pagare due volte.
Spiega ancora l’associazione: “Il decreto che era stato preannunciato non farebbe altro che innalzare le quote già imposte dal precedente decreto Bondi, portando i precedenti 80 milioni di prelievo annuo a oltre 200 milioni. Nello specifico, il balzello su un tablet passerebbe dagli attuali 1,90 a 5,20 euro, quello su un computer da 1,90 a 6 euro e addirittura quello sugli smartphone passerebbe dagli attuali 90 centesimi a ben 5,20 euro”.
Sull’altro versante della barricata sta naturalmente la Siae, che prosegue la mobilitazione degli autori italiani: sono ormai oltre 3.500 le firme raggiunte ad oggi a sostegno della petizione in favore della creatività sul sito www.copiaprivata.it . A firmare sono stati autori noti e meno noti, “impegnati a sostenere una delle misure necessarie e fondamentali che compensano autori ed editori delle opere creative disponibili sui nuovi supporti tecnologici”. L’appello parte dalla constatazione che “l’innovazione tecnologica permette di rendere sempre più accessibili i contenuti creativi” e di poterli “duplicare con grande facilità”. “I prodotti delle sempre più ricche multinazionali delle tecnologie vivono anche e soprattutto grazie ai contenuti creativi degli autori e degli artisti. Purtroppo – si legge nella petizione – il decreto del ministero dei Beni culturali che fissa le tariffe dell’equo compenso, in vigore dal 2009, è scaduto nel 2012 e non è stato più adeguato ai cambiamenti tecnologici sopraggiunti nonostante la previsione di legge. Un ritardo insopportabile che rischia di emarginare ancora di più la produzione culturale italiana dal resto dell’Europa, e di togliere futuro e opportunità alle nuove generazioni di autori e artisti”.
Naturalmente di tutt’altro avviso è Altroconsumo, che chiede di concertare ogni decisione futura sull’argomento anche con le associazioni che difendono i consumatori.


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