In vista dell’Expo 2015 la Task Force “Per un’Italia libera da OGM” si mobilita con un appello al presidente del Consiglio e al Governo perché emanino un decreto contro le semine OGM e lancia una giornata di mobilitazione, il prossimo 5 aprile, per informare i cittadini sugli Organismi geneticamente modificati. Guardando a Expo 2015, l’obiettivo è “nutrire il pianeta senza biotech”. C’è però una scadenza più vicina. Spiega la Task force, composta da 39 associazioni: “Il prossimo 9 aprile il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate. Tutto il comparto agricolo ne risulterebbe gravemente compromesso: un colpo durissimo per i nostri prodotti,  il “made in Italy”, le produzioni biologiche, le esportazioni e per la libertà di scelta dei cittadini”.
Da qui l’appello lanciato al premier Matteo Renzi e al governo per un decreto contro le semine OGM e perché, a partire dal semestre europeo italiani, si impegnino in sede Ue “a elaborare finalmente una chiara iniziativa per impedire coltivazioni geneticamente modificate nel continente, un’area del pianeta preservata finora dalla pressione dei cittadini  e dalla mobilitazione delle associazioni agricole, del biologico, ambientaliste e consumereste”. La mobilitazione è stata lanciata oggi nel corso di un incontro, a Milano, che ha rappresentato l’occasione anche per guardare allo stato della situazione nei paesi che hanno scelto gli OGM.
“Negli Stati Uniti, dove il 73 per cento dei semi è stato geneticamente modificato per tollerare gli erbicidi, gli agricoltori non riescono ad uscire dal circolo vizioso in cui sono finiti. Chi ha acquistato sementi brevettate deve per contratto continuare a farlo per un periodo determinato. Così, negli USA, la Monsanto ha già fatto causa a numerosi agricoltori per violazione contrattuale”, spiega la Task Force. L’incontro ha ospitato la testimonianza di Wes Shoemyer, un agricoltore statunitense in lotta contro le multinazionali OGM, per il quale il problema non consiste solo nell’impossibilità per gli agricoltori di conservare i semi e riseminarli l’anno successivo, ma anche nei costi sempre crescenti delle sementi OGM e, come già accade in alcune zone, nella mancanza di disponibilità di varietà non modificate. “Lo stesso Dipartimento di Stato USA – ha detto l’agricoltore –  ha verificato un impatto negativo sui redditi degli agricoltori che hanno seminato mais GM: soltanto le grandi multinazionali che registrano brevetti di sementi modificate ottengono un notevole profitto economico”. Il costo delle sementi OGM è aumentato e assorbe una percentuale maggiore del reddito ottenuto dalla coltivazione. Secondo uno studio della Washington State University, è previsto un aumento significativo dei prezzi delle sementi OGM resistenti agli erbicidi rispetto ai semi convenzionali, nel momento in cui tali colture venissero autorizzate nell’Unione Europea.
“In Italia – hanno sottolineato i partecipanti all’incontro – abbiamo ancora la possibilità di scegliere e di fermare l’agricoltura geneticamente modificata ma è necessaria una forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni per contrastare l’avanzata di un modello agricolo che potrebbe mettere in serio pericolo uno dei nostri settori più redditizi sia sul mercato interno sia nel panorama delle esportazioni”.
Spiegano ancora dalla Task force: “A un anno dall’Expo, che trasformerà il nostro Paese nel centro gravitazionale dell’economia dell’agricoltura, del cibo e dell’alimentazione, l’apertura di una fase di incertezza come quella che si determinerebbe con la decisione del Tar del Lazio di annullare il decreto interministeriale che proibisce fino alla fine del 2014 la coltivazione di prodotti geneticamente modificati (in attesa dell’iniziativa europea) sarebbe un segnale devastante, con ripercussioni – dicono i promotori del convegno – che andrebbero ben oltre i confini nazionali. La Regione Friuli ha emanato in questi giorni un regolamento che vieta la semina e la coltivazione di OGM sul suo territorio (paradossalmente, quindi, l’agricoltore che ha fatto ricorso si troverebbe nell’impossibilità di effettuare la semina transgenica, anche nel caso il Tar gli desse ragione). Altre Regioni potrebbero seguirlo in breve tempo, e inoltre – in caso di successo del ricorso – le associazioni della Task Force potrebbero fare ricorso al  Consiglio di Stato. Ma si tratta di palliativi: occorre una politica coerente con le vocazioni culturali ed economiche del Paese, di valorizzazione delle nostre qualità, della nostra bellezza e delle nostre capacità”.
La mobilitazione del 5 aprile si svolgerà in una decina di città italiane del centro nord: gli incontri principali a Milano, Torino, Bologna, Padova, Firenze e Perugia.


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