“Chiediamo da anni un’indagine epidemiologica in tutta la vallata, per ora purtroppo invano”: è quanto affermato nei giorni scorsi dal WWF Italia in merito al caso dell’acqua contaminata in Abruzzo. Ben 700 mila persone hanno bevuto acqua contaminata, ha confermato una relazione dell’Istituto Superiore di Sanità depositata durante il processo Bussi in Corte d’Assise a Chieti dall’Avvocatura dello Stato.
“Un passo in avanti verso l’accertamento della verità”, ha commentato il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio. In un passaggio dello studio si ribadisce che “l’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole” e che “la qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente significativamente e persistentemente compromessa”.
È quello che il WWF sostiene da anni: in tutti in comuni della vallata, compresi due capoluoghi di provincia, Chieti e Pescara, è stata erogata almeno dal 2004 e forse anche da prima e sino al 2007 acqua contaminata – spiega Luciano Di Tizio– senza che nessuno si prendesse la briga di avvertire la popolazione. Mi viene da pensare che senza le nostre denunce si rischiava di proseguire nel silenzio chissà fino a quando. Va tuttavia chiarito che i dati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità si riferiscono a campionamenti effettuati nel 2007 e che fotografano la situazione di allora. Nel 2007, anche grazie alle denunce del WWF, i pozzi Sant’Angelo, quelli contaminati, vennero chiusi. Per l’acqua potabile vennero scavati altri pozzi, tuttora in esercizio, a monte della zona inquinata. Quindi il problema è l’acqua che abbiamo inconsapevolmente bevuto allora, non quella che gli acquedotti ci forniscono oggi. Resta da accertare se questo abbia comportato danni per la salute della popolazione, in particolare per le fasce a rischio: chiediamo da anni un’indagine epidemiologica in tutta la vallata, per ora purtroppo invano”.
L’ISS attribuisce l’inquinamento ad attività industriali che hanno avuto un impatto enorme sull’ambiente. Prosegue il presidente del WWF Abruzzo: “A noi preme che il processo proceda senza intoppi dopo una fase preliminare da record, durata due anni e mezzo e oltre 30 udienze. Il processo di Bussi è attualmente diviso in due tronconi:  presso la Corte d’Assise di Chieti – è la prima volta in Italia che un reato ambientale arriva in Assise! – è in corso quello che vede imputati 19 dirigenti ed ex dirigenti di Montedison e Solvay, dopo l’inchiesta del Corpo Forestale dello Stato per avvelenamento di acque e disastro ambientale. Al Tribunale di Pescara è invece aperto un secondo processo con imputati i dirigenti dell’Azienda consortile acquedottistica e un funzionario della Als”.


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